Cultura

19 giu 2025
Scultura violino

Violini dalla Romania e dalla Cina, problema annoso: cosa si aspetta a tutelare veramente il nostro "saper fare liutario"?

Sono passati vari anni da quando sulla stampa locale apparve il primo articolo (poi ripreso anche da giornali nazionali ed internazionali) a firma Fabrizio Loffi che denunciava la “Vergogna dei violini in bianco a Cremona” con foto esplicite che gli avevo fornito.

E’ trascorso da allora tanto altro tempo, tanta strada è stata fatta, molte nuove botteghe sono state aperte, alcune di liutai stranieri anche importanti richiamati a Cremona dalla sua fama, dall'importanza del museo, delle nostre istituzioni, una per tutte la Stauffer. E' giunto il prestigioso riconoscimento UNESCO, il saper fare, abbiamo anche avuto l'inaugurazione ufficiale di tanti papaveri a festa della casa NON di Stradivari, ci sono state varie altre triennali, si è formato il distretto della liuteria e via dicendo.

E in tutto questo tempo l’Anlai non si è mai stancata di ribadire che il fenomeno non era stato arginato e men che meno risolto, che il Distretto stava facendo poco o nulla così come chi aveva la responsabilità di guidare il settore liutario.

Il Consorzio, per la verità, ha posto alcune regole positive ai propri soci ma ad esso aderisce solo una parte delle botteghe esistenti: vi è un costo per ottenere la certificazione degli strumenti e, quindi, vi è la possibilità che una parte più o meno grande della produzione di ogni liutaio aderente possa anche avvenire senza certificazione, il che impedisce la soluzione del problema.

Volendo, si possono trovare violini in bianco dalla Romania e dalla Cina non solo su internet. Si possono trovare anche in alcuni negozi un città oltre che in Fiera (!) a settembre, ma secondo alcuni anche in un parcheggio di un autogrill a Brescia in alcuni giorni stabiliti.

A me è capitato di vedere un'auto con rimorchio con targa rumena girare in città, fermarsi di fronte ad una bottega, scaricare legni e accessori (questo non sarebbe un problema anche se magari… senza Iva), ma anche i fatidici strumenti in bianco e violini e celli perché le viole hanno un mercato più difficile presentando lunghezze diverse, il che rende meno interessante la loro produzione in serie.

A parte queste sottigliezze è chiaro che il problema esiste, che è irrisolto e che ovviamente danneggia chi lavora correttamente, ma anche l’immagine di tutti e della città.

Qualcuno della politica finalmente ha deciso di interessarsene (guarda caso della minoranza locale ma perlomeno della maggioranza in Regione) e tenta di porvi rimedio.

Non volendo essere irrispettosi nel paragone come per il Parmigiano Reggiano o il Grana Padano o tanti prodotti, per essere certi della loro genuinità sarebbe necessario anche per il violino il marchio di qualità che molti liutai anche seri e corretti nel lavoro rifiutano da sempre.

Dovrebbe essere allora imposto per il bene di tutti. Ma sarà davvero prevista l'esclusione dei grandi che lo rifiutano? E potranno poi allora ancora godere ugualmente del privilegio del marchio UNESCO sulla loro vetrina, che oggi a tutti indistintamente viene dato purché residenti a Cremona e iscritti ovviamente alla Camera di Commercio?

La Regione, ammesso che l’iter arrivi a conclusione, adotterà regole "ferree", ma soprattutto imporrà i controlli oggi inesistenti senza i quali saremmo al punto di partenza? Saranno davvero seri e riguarderanno tutte le fasi della lavorazione, verranno svolti anche sul legno magari timbrato all’inizio o si chiuderà uno o più occhi?

Da l 1949 i più rigorosi proponevano il Registro del violino (così come per gli altri strumenti ad arco) il che avrebbe consentito anche di conoscere quantitativamente la produzione di ogni liutaio nell’arco di ogni anno; altri ancora hanno proposto il controllo magari con registrazione di tutte le fasi della lavorazione dello strumento...

Ai posteri l'ardua sentenza visto che,  come scrive l'amico Perrone, oggi come oggi per i falsi non vi sono grandi sanzioni per i colpevoli anche se scoperti, ma attenzione: proprio nei giorni scorsi due itinerari COE sono stati decertificati! 

Non è che prima o poi con questo lassismo si potrebbe arrivare alla decertificazione proprio del “Saper fare il liutaio” da parte dell'Unesco, per anni in silenzio e indifferente ai richiami, così come lo è da sempre il Ministero della Cultura?

Gualtiero Nicolini

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