Attualità
26 set 2025
Binari di guerra e pendolari dimenticati: Lombardia tra Military Mobility e disagi. Qui si viaggia male, ma armi e munizioni avranno binari potenziati
Il sud della Lombardia continua a essere la cenerentola della rete. A fronte di promesse e cantieri decennali, gli utenti viaggiano su carrozze che Legambiente definisce “tra le più vecchie d’Italia”. Stazioni spesso fatiscenti, sicurezza percepita e reale in caduta libera (lo confermano i dati Polfer sui reati nei pressi dei binari lombardi), collegamenti lenti e poco frequenti.
Non è una novità, ma vale la pena ricordarlo: già nel 2019 un audio imbarazzante rivelò come esponenti della Lega, durante una riunione in consiglio regionale, discutessero dei nuovi treni non per migliorare la vita dei pendolari, ma per sfruttarli come spot elettorale, pianificando fuochi d’artificio e campagne di propaganda sulle spalle dei cittadini lombardi. Il messaggio era chiaro e suonava all’incirca così “allora, prendi cinque treni, appena arrivano i primi cinque, e li metti tutti su quella linea dove c’è… che ne so… 300 mila pendolari…”. Con tanti saluti a,i pendolari delle “linee sfigate” con meno utenza.
A questo si aggiunge l’ennesima beffa: dal primo settembre 2025 Trenord ha aumentato le tariffe per adeguarle all’inflazione. L’abbonamento trimestrale integrato costa 2 euro in più, l’annuale 7, mentre il provinciale Cremona–Mantova–Pavia passa da 87 a 88 euro. Prezzi più alti, qualità sempre più bassa.
Un’infrastruttura per la guerra?
Mentre i pendolari lombardi arrancano ogni giorno su linee vecchie e insicure, Bruxelles e Roma hanno deciso quale sarà la vera priorità per i prossimi anni: trasformare la rete ferroviaria in un corridoio bellico. Non è un paradosso, ma la realtà del progetto Military Mobility d, nato nel 2018 e rilanciato con forza dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
L’accordo siglato il 14 aprile 2024 tra RFI e Leonardo è l’emblema di questa svolta: binari e sistemi digitali adeguati non per migliorare la vita dei passeggeri, ma per garantire la rapidità del transito di convogli militari. La Commissione Europea ha già messo sul piatto 1,74 miliardi di euro per 95 progetti, e non si tratta che di un antipasto: la vera cornice è l’enorme piano ReArm, con oltre 800 miliardi di euro destinati al riarmo dell’UE.
Quando si tratta di guerra, i soldi non mancano mai.
Von der Leyen & Draghi: il tandem del riarmo
Non è un caso che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen sia stata ribattezzata da più parti “Madame ReArm”. E dietro le sue scelte si scorge nitido il legame con Mario Draghi, l’uomo a cui Bruxelles ha affidato nel 2023 il “Rapporto sulla competitività europea”. In quelle pagine, l’ex premier italiano ha scritto nero su bianco che la difesa deve diventare un settore prioritario dell’economia continentale, invocando sburocratizzazione e flussi finanziari rapidi verso l’industria bellica.
Detto, fatto: la Commissione ha seguito quella traccia quasi alla lettera, legittimando l’idea che la competitività europea passi più da droni e missili che da treni per i pendolari o ospedali funzionanti.
La svolta militare della BEI
A suggellare il cambio di paradigma c’è anche la BEI, la Banca Europea degli Investimenti. Nata per finanziare piccole e medie imprese e grandi opere civili, la BEI ha ormai cambiato pelle: nel 2024 ha destinato un miliardo di euro al comparto difesa, raddoppiato già nel 2025.
Le priorità? mobilità militare, droni e cybersicurezza, sminamento e protezione infrastrutture strategiche.
Già nel 2024 la banca aveva finanziato satelliti a duplice uso in Polonia, l’ammodernamento dei porti NATO in Danimarca e persino fondi privati dedicati a investimenti militari. In nome della “competitività”, anche il principale istituto finanziario europeo si è piegato alle esigenze del riarmo.
Pendolari lombardi: la realtà dei binari
Mentre l’élite europea ridisegna l’economia del continente su misura per la guerra, la Lombardia resta ostaggio di un sistema ferroviario fallimentare. La regione con il più alto numero di pendolari in Italia continua a collezionare record negativi.
La Brescia–Casalmaggiore–Parma (92 km percorsi a 46 km/h di media) è stata classificata nel 2023 tra le peggiori linee del Paese: meno di 30 treni al giorno, vagoni vecchi e degradati, infiltrazioni d’acqua e ritardi sistematici.
La Codogno–Cremona–Mantova attende da anni il raddoppio: un progetto da 1,32 miliardi, ma con soli 615 milioni disponibili. Risultato: binari unici e incroci pericolosi, con continui disagi per i viaggiatori.
La Cremona–Treviglio e la Brescia–Parma hanno sfiorato nel giugno 2025 la soglia di indennizzo per ritardi e soppressioni: 6.582 corse saltate in un solo mese, 4.454 cancellazioni secche.
Nonostante i 214 nuovi treni immessi in servizio a livello lombardo, il bilancio resta impietoso. E la beffa è servita: dal settembre 2025 Trenord ha aumentato tariffe e abbonamenti (più 2 euro sul trimestrale integrato, più 7 sull’annuale, più 1 sul provinciale Cremona–Mantova–Pavia), senza alcun miglioramento tangibile del servizio.
Il cortocircuito delle priorità
Da una parte miliardi in poche settimane per rendere le nostre ferrovie “a misura di NATO”. Dall’altra, anni di promesse mancate per linee come quelle del Cremonese e del Casalasco (senza elettrificazione), lasciate a binario unico, con carrozze di 40 anni e stazioni fatiscenti.
Il paradosso è evidente: mentre i pendolari continuano a viaggiare come in un film d’epoca, armi e munizioni avranno binari potenziati, precedenze garantite e fondi illimitati.
Il silenzio della politica
Il tutto avviene nel silenzio bipartisan. Governo e opposizione, salvo rare eccezioni, hanno sposato la linea della Commissione: più fondi e meno vincoli per l’industria bellica, pochi spiccioli per trasporto pubblico e sicurezza dei cittadini. Una convergenza che priva i territori – Cremona e Casalasco in primis – di qualsiasi voce in capitolo.
Armi in prima classe, pendolari all’ultimo vagone
Il futuro che ci viene consegnato è quello di un’Italia trasformata in hub bellico: porti, aeroporti e ferrovie militarizzati, mentre i servizi essenziali si sgretolano. Le risorse che potrebbero davvero cambiare la vita dei cittadini vengono inghiottite dall’industria delle armi.
Il messaggio è chiaro: per i carri armati ci sarà l’alta velocità, per i pendolari lombardi carrozze scassate, ritardi cronici e biglietti sempre più cari.
Marco Degli Angeli
© RIPRODUZIONE RISERVATA