Attualità

24 nov 2025
Alessandro Portesani

Portesani entra nel comitato per il "Sì" alla riforma della giustizia con la separazione delle carriere: "Faccio appello per una massiccia adesione"

Alessandro Portesani, capogruppo della Lista Civica Novità a Cremona, è entrato a far parte del comitato "Sì separa" promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi (che si occupa di studi di politica, economia e storia) per il ‘Sì’ al referendum per la separazione delle carriere dei magistrati ed è tra i promotori territoriali per la provincia di Cremona.

Dopo la mia adesione al comitato della Fondazione Luigi Einaudi - commenta Portesani -, di cui fanno parte importanti personalità del mondo politico e culturale come Antonio Di Pietro, Ernesto Galli della Loggia, Pierluigi Battista, Tiziana Maiolo, Claudio Velardi, Anna Paola Concia, lancio un appello a tutti coloro che, nel nostro territorio, appoggiano la riforma ad aderire e sostenere il comitato da qui al giorno della consultazione referendaria. C’è assolutamente bisogno dell’apporto di tutti per vincere questa battaglia che è essenzialmente di civiltà giuridica e democratica”.

Prosegue l'esponente della lista civica: “Credo in questa riforma per una giustizia più giusta. Votare SÌ significa scegliere una giustizia davvero terza, in cui chi accusa e chi giudica percorrono strade diverse, con responsabilità chiare e non sovrapponibili. La riforma mette in Costituzione la separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti: due percorsi distinti che si incontrano solo nel processo, nel rispetto dei ruoli, per garantire al cittadino un giudice imparziale e un pubblico ministero forte e autonomo. È una scelta di civiltà istituzionale, pensata per restituire fiducia nella giustizia senza indebolire l’azione penale”.

Tra i punti fondamentali - conclude il capogruppo di ‘Novità a Cremona’ - anche la creazione di due Consigli superiori, uno per la magistratura giudicante e uno per quella requirente, entrambi presieduti dal Presidente della Repubblica. Non c’è frattura dell’ordine giudiziario, ma un rafforzamento della sua autonomia interna. La massima Istituzione di garanzia resta al vertice, mentre ciascun Consiglio si occupa della propria funzione, con regole disegnate per evitare sovrapposizioni e zone d’ombra”.

redaz.

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