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29 ago 2025
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Musicologia, una risorsa preziosa per Cremona, ma cosa sta succedendo nella facoltà? La lettera di un ex iscritto denuncia episodi critici

Il Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali di Cremona, sede distaccata dell'Università di Pavia, è un'eccellenza cremonese. Un tassello fondamentale nel quadro culturale e formativo della nostra città. Scontato finché si vuole, ma la premessa è necessaria per chiarire quale sia la posta in gioco.

Sembrerebbe infatti, secondo alcune segnalazioni, che la Facoltà di Musicologia di Cremona stia attraversando un periodo piuttosto critico. Quantomeno stando a quanto viene segnalato da alcuni studenti e in particolare da un ex iscritto che ha inviato una lunga e dettagliata lettera a Cremona Libera

Nella lettera vengono elencati diversi episodi che si sarebbero verificati in tempi recenti presso la facoltà e che starebbero mettendo in seria difficoltà diversi iscritti. Al punto che, sempre stando a quanto riferito nella lettera, il malcontento sarebbe approdato alla "sede centrale", ossia a Pavia.

Ecco di seguito cosa scrive l'ex iscritto alla facoltà.

"Negli ultimi tempi, al corso di Laurea Triennale alla Facoltà di Musicologia (sede di Cremona, Università degli Studi di Pavia) si sono verificati gravi episodi per quanto riguarda e il rapporto professori/studenti e la didattica nei corsi. 

Questi rilievi sono riscontrabili in due fatti inoppugnabili: l’esito negativo dei questionari compilati dagli studenti in merito al gradimento degli insegnamenti e le rinunce allo studio che sono state protocollate alla segreteria della facoltà a Pavia. Nelle more si è diffusa insistentemente la voce, riportata anche nelle chat dei frequentanti, di un intervento degli organi universitari di Pavia per richiamare quei professori che si sarebbero resi responsabili di situazioni critiche.

In sintesi, questi i due punti fortemente negativi:

RAPPORTO PROFESSORI STUDENTI

I fatti più gravi i sarebbero verificati, con una certa frequenza, durante le prove di ‘alfabetizzazione musicale’. Alcuni studenti hanno segnalato, peraltro in maniera univoca, atteggiamenti sprezzanti della commissione nei loro confronti per prove che erano state ritenute insufficienti. Questi si sarebbero concretizzati in osservazioni sprezzanti riguardo alla pregressa preparazione di chi ha affrontato la prova. Spesso si sarebbe andati ben oltre alla semplice stigmatizzazione dell’errore, calcando la mano su giudizi personali, conditi da continue risa di scherno e di evidente disprezzo personale nei confronti dello studente. Tutto ciò ha portato anche ad episodi di pianto di giovani che affrontavano l’esame per la prima volta e con la conseguente volontà di abbandonare gli studi.

A questo si deve aggiungere anche pareri, esternati al di fuori, dei momenti didattici sulla ‘mancanza di volontà allo studio, palesata, a loro avviso, da un gran numero di studenti. Ancorché continui giudizi negativi sulla presunta mancanza di preparazione (musicale/culturale) da parte di nuovi iscritti che ancora non avevano affrontato le prove d’esame. Estendendo, in maniera generale, giudizi ricavati da una posizione singola e non valide per tutto il corpo studenti, con grave imbarazzo per gli altri. 

Non meno gravi anche altre situazioni, dove i docenti, pur potendolo tranquillamente fare, non sono venuti incontro a importanti problematiche di natura logistica rappresentate dagli studenti. Anche in questo caso, i toni non sono stati certamente rispettosi. Si sono registrati anche episodi regolari di insegnanti che hanno privato di alcuni volumi lasciati per gli studenti nella biblioteca di facoltà. Pur potendolo formalmente fare, hanno però privilegiato il loro interesse personale piuttosto che quello degli studenti.

E’ utile sottolineare, per descrivere al meglio la situazione che si vive all’interno del corso di laurea, anche il fatto che alcuni degli studenti più penalizzati da questi atteggiamenti, si siano rivolti agli organi interni della facoltà, sottolineando le criticità. Alle loro rimostranze non è seguito alcun cambiamento. Anzi, in alcuni casi, si sono sentiti ribaltare le accuse nei loro confronti. Alla richiesta di un dialogo aperto e franco l’università, se non in pochi casi di docenti “illuminati”, si è risposto con un muro di silenzio e di promesse mancate. Se non addirittura con un velato disprezzo per l’iniziativa presa, sebbene prevista dagli organi statutari dell’università.

DIDATTICA 

Molte le questioni controverse anche per questo specifico capitolo. La prima, la più rilevante, è la gestione dell’istituto del ‘tutoraggio’ soprattutto per coloro che dovevano affrontare le prove d’ingresso. Si è sempre notato un vero e proprio scollamento tra l’attività del tutor e quello poi richiesto sia dal corso, sia dalla prova finale. A volte gli studenti hanno avuto la sensazione che andassero su due binari paralleli senza mai incontrarsi. Come se il primo nulla avesse a che fare con il secondo, togliendo così la benché minima utilità alla preparazione extra corsi e rendendo inutile questa l’attività soprattutto a chi non sempre può frequentare. In alcuni casi, vista l’inadeguatezza del tutoraggio, gli studenti hanno dovuto rivolgersi a insegnanti esterni per colmare vuoti e lacune lasciate e non colmate dai ‘tutor’.

Tutto questo, ovviamente, con un aggravio di spese personali in capo alle famiglie, che si aggiungono a quelle logistiche, per chi non è di Cremona, e a quelle istituzionali alle voci ‘tasse’ e ‘materiale didattico’. 

La seconda controversia riguarda la gestione di alcuni corsi. Al netto della riconosciuta libertà del docente universitario di organizzare come meglio ritiene la sua materia, alcuni di questi corsi risultano quasi impraticabili per la semplice motivazione che è stato compiuto un mix inaccettabile tra i ‘vecchi corsi’ dell’ordinamento precedente e quelli ‘nuovi’ facenti capo al tre più due (laurea triennale e laurea magistrale) della riforma.

Sicché si sono create delle mostruosità didattiche che non sono negative solo per un serio apprendimento delle materie da parte dei discenti, ma che creano difficoltà, quasi insormontabili, nelle prove d’esame. Uno dei casi più eclatanti è quello di aver mescolato stili e generi lontanissimi nel tempo con una quantità di musiche assai elevate: tutto insieme dal tardo medioevo (Scuola di Guillaume de Machaut) fino ai compositori post monteverdiani. Un gap temporale che non permette allo studente di capire con precisione ancor più di assimilare i diversi stili. Le diverse epoche storiche. 

Le diverse notazioni che sono transitate nel campo musicale. E questo è un gravissimo limite in un corso di laurea che dovrebbe dare una panoramica completa ed esauriente dello scenario musicale che si è alternato tra i secoli XV esimo e gran parte del XVII esimo. Spazio cronologico e temporale fondamentale, per le mutazioni intercorse, in tutta la storia della musica. 

L’oggettiva estensione dà origine a una difficoltà enorme nella gestione del programma. Lo è a tal punto che lo stesso insegnante ha affermato che la votazione, in corso di prova, non può superare la votazione minima prevista dai regolamenti. Insomma, agli studenti, è preclusa, in via pregiudiziale, una qualsiasi altra votazione, al di là della preparazione conseguita. Questo esame storico è stato altresì diviso in due spezzoni e la parte rimanente prevede un carico di lavoro eccessivo ed è volutamente considerato quello più ostico da superare per le modalità e i tempi brevi per poterlo sostenere nello stesso semestre.

Altro capitolo importante, la gestione della biblioteca e del materiale didattico attraverso l’utilizzo di fotocopiatrici. Anche in questo caso gravi le difficoltà per gli studenti. Impossibilità di avere libri ‘a prestito’ e complicazioni di ogni genere per la riproduzione dei testi (considerata quella legittima per la stessa riproduzione). Tutto ciò incide ovviamente nello studio e nella didattica. L’impiego della stessa è spesso utilizzata dai professori che nello stesso momento precludono allo studente nella sua logistica frettolosa anche tra un corso e l’altro.

Aggiungo l’assenza voluta di spazi ove si mettano a disposizione strumenti come un pianoforte per prepararsi ad un esame o creare momenti di confronto tra studenti. E’ un’assoluta volontà dei docenti non prevedere questi spazi per evitare un eventuale disordine. Ma è possibile che in una scuola di musica non si sia “dedicato” una o più aule degne di essere prenotate dagli studenti per permettere un sano confronto tra di loro? La risposta è che i ragazzi non sono educati e non sanno comportarsi.

Pazienza, siamo in un “museo antico” e non in aule dove si possano ascoltare le proprie emozioni facendone materia di studio quotidiano.

CONSIDERAZIONI FINALI   

Al termine di questa esposizione, è quasi pleonastico rimarcare quanto sia complessa e difficile la situazione all’interno di Musicologia. Ma quel che è più grave è il ‘sentiment’ che si crea nei confronti degli studi cremonesi. La pubblicità all’esterno non è di certo positiva. Tutto ciò è veramente penalizzante non solo per i discenti, ma anche per la città di Cremona che si trova un’istituzione, tra le più prestigiose in campo musicale, a presentare le criticità sovraesposte. In un contesto in cui si indica Cremona come ‘città della Musica’ un’immagine così rischia non solo di mettere a rischio la presenza della stessa università a Cremona, ma anche funzionalmente di allontanare tutti quelli che vorrebbero iscriversi. Un danno, non solo per l’istituzione universitaria, ma per tutto il sistema di studi superiori e culturali della città.

Si tenga inoltre presente che non ci sono sconti per gli studenti iscritti alla facoltà di musicologia a nessuna attività: eventi, pubblica concertistica cittadina, se non dei forum organizzati dai professori su loro diretti interessi: basti pensare alla stagione concertistica monteverdiana per esempio".

LA REPLICA DELL'ISTITUTO - Naturalmente, a fronte di quanto affermato nella lettera, abbiamo contattato la segreteria di Musicologia, sede di Cremona per avere un riscontro diretto dall'Istituto. Questa la temporanea replica dell'Istituto a quanto contenuto nella lettera: "Siamo intenzionati a replicare, ma, come Istituzione, dobbiamo coordinarci con gli uffici competenti, in particolare con il Servizio legale di Ateneo e con il Servizio comunicazione, e con la governance di Ateneo. Non abbiamo quindi la possibilità di rispondere a stretto giro, ma lo faremo il prima possibile".

Federico Centenari

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