Cultura
21 set 2025
"Un suono nella notte", un racconto inedito di Vincenzo Montuori su una Cremona misteriosa, i suoi violini e... un gatto
Stava piallando amorevolmente la sua cassa di violino nel laboratorio all’ombra del Torrazzo: un cliente americano gli aveva commissionato un violino che avrebbe dovuto spedire alla fine dell’estate e, quindi, doveva sbrigarsi, perché il cliente avrebbe pagato bene.
Yuko Kanabari, uno dei liutai più apprezzati in Cremona, era venuto dal Giappone e, da ormai venti anni, risiedeva in città; si era guadagnato una notevole fama, poiché lavorava in modo molto preciso e i suoi onorari non erano, come quelli degli altri liutai, eccessivamente alti; poi, non usava, come tanti suoi colleghi, far entrare in bottega amici e conoscenti o, peggio ancora, i turisti, per le visite guidate: lui non voleva in bottega nemmeno la moglie e i figli piccoli e tollerava solo la presenza, discreta e soprattutto silenziosa, di un bel gatto tigrato dal pelo aranciato, un maschio di nome Stradivari (familiarmente detto Stradi), che non interferiva nel suo lavoro: il gatto si accucciava come una sfinge, socchiudendo gli occhi se un raggio di sole li illuminava o, tutt’al più, gli andava incontro al mattino, strusciandogli la coda e il bel testone tondo sull’orlo dei pantaloni.
Yuko aveva quella sera finito il pezzo; aveva applicato le corde e messo ad asciugare lo strumento; si riprometteva, di lì a qualche giorno, di provarlo.
Si era a fine agosto e la luna piena, per qualche notte, avrebbe illuminato con il suo fiume di argento, i pezzi della bottega liutaia.
Verso la mezzanotte, il suo vicino di casa, che dormiva con le finestre aperte per il caldo, sentì un accordo lungo e dolcissimo di violino, seguito da una sonatina bassa, che andò avanti per una decina di minuti e, poi, si spense: va bene che il liutaio era un tipo strano, ma non l’aveva mai sentito suonare di notte!
Comunque, la cosa finì lì per quella volta; il fatto è che il fenomeno si ripeté per due sere di seguito e il vicino si sentì in dovere di riferirlo a Yuko.
- Ma cosa vuoi che sia? Non può essere niente di strano; non vengo mai di notte in bottega e non ci sono segni di scasso della porta o della vetrina - ribatté il liutaio, che voleva evitare i commenti di quel rompiscatole del vicino; la cosa, però, gli puzzava e decise, per la notte successiva, di fare un’ispezione.
La serata era mite e deserta e Yuko arrivò alla bottega proprio mentre le campane del Torrazzo suonavano la mezzanotte: un raggio pallido di luna scendeva, attraverso la vetrata, a rischiarare i violini appesi ad asciugare in bottega.
Yuko non vide niente di strano e pensò che si trattasse di qualche fantasticheria di quel rimbambito del suo vicino, quando emerse dal buio uno sguardo fosforescente e si accorse che Stradi era balzato sul bancone e passeggiava tra i violini, ignorandolo.
Stette a guardare in disparte, nell’ombra: il gatto si sollevò un po’ con il dorso e con la coda e strusciò sulle corde del violino posto più in basso, procedendo avanti e indietro per qualche minuto, in una sorta di danza. Ad occhi chiusi, sembrava preso da una beatitudine somma, mentre ascoltava il suono che la sua azione ricavava dalle corde.
Yuko sorrise ammirato: non avrebbe mai pensato di possedere un gatto violinista!
Vincenzo Montuori
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