Attualità
17 ago 2025
Aperto anche il terzo arco di Palazzo Comunale. Le "centine" che sostengono la struttura sono molto evidenti: ecco le foto
Come preannunciato nei giorni scorsi (qui il nostro articolo), è giunto quasi al termine l'imponente lavoro di consolidamento degli archi di Palazzo Comunale. Nei giorni scorsi è stato “liberato” anche l'ultimo arco a destra della facciata del Palazzo, quello accanto all'Infopoint.
Rimane però ancora transennata l'area del penultimo arco, a causa di un ritrovamento, del quale ancora non si è saputo di più, che la Sovrintendenza intende approfondire. Da quello che si è appreso, si tratterebbe di una struttura muraria interrata, anche se un'occhiata all'interno dell'area non rivela segni di scavo ma solo una porzione di pavimentazione sulla quale è stata apposta una numerazione.
Dei quattro archi, dunque, tre sono attualmente liberi e aperti al transito. Molto evidenti sono le strutture in metallo, le cosiddette “centine”, che sorreggono tutti e quattro gli archi (nelle foto a fine articolo). Si tratta di strutture in acciaio di colore grigio scuro che corrono lungo tutta la parte interna degli archi.
L'effetto estetico, purtroppo, non è eccezionale, dal momento che la struttura è a vista e il contrasto con gli archi in muratura è piuttosto evidente. Ma non c'erano soluzioni alternative, da quello che si è appreso in questi lunghi mesi di lavori.
Iniziate nel settembre del 2024, le opere di consolidamento, per una spesa complessiva di 420 mila euro, sono state ritenute “indispensabili” e indifferibili” dal Comune a causa delle “gravi condizioni in cui versavano le strutture murarie dell'edificio che presentavano estesi fenomeni fessurativi e deformativi dei grandi archi murari che si aprono sulla piazza”.
La parte più complessa dell'intervento è iniziata il 20 giugno con il posizionamento delle prime due centine metalliche che servono a rinforzare gli archi. Le altre centine sono state collocate nelle settimane successive.
Ecco come il sito del Comune ha presentato, tempo fa, i lavori di consolidamento.
“Gli interventi sono stati fatti seguendo una duplice strategia di consolidamento: con il ripristino e la riparazione locale delle tessiture murarie dissestate da un lato, e con l’introduzione di nuove centine metalliche di supporto degli archi dall’altro. L’introduzione delle nuove centine di rinforzo degli archi, approvata dopo un accurato e approfondito confronto con la Soprintendenza, favorevole alla massima conservazione del materiale costruito (il palazzo è sottoposto a vincolo sin dal 1912), si è resa indispensabile per garantire lo sgravio dei consistenti fenomeni di schiacciamento che le antiche strutture murarie della parete centrale del palazzo (erette nel secolo XIII) stanno subendo a causa dell’apertura degli archi stessi, avvenuta nel 1839 su progetto dell’architetto Luigi Voghera. Come ha poi spiegato Eros Zanotti, dopo una prima pulitura a secco e tramite acqua, i distacchi in profondità sono stati riempiti con malte strutturali da iniezione e in alcuni casi sono stati inseriti perni in acciaio inox, da soli o in combinazione con una maglia in acciaio che ha consentito di rinforzare le murature. I sottarchi sono stati risarciti in modo simile, con apposizione aggiuntiva di maglie di rinforzo in fibra di basalto annegate in malte strutturali; si è poi proceduto con la stuccatura di rifinitura dei sottarchi e delle spalle in granito e con l’equilibratura cromatica, che hanno consentito di armonizzare le strutture con il contesto circostante.
Durante l’intervento strutturale sulle murature degli archi, è stato possibile constatare lo stato di diffuso degrado in cui versavano gli affreschi situati tra gli archi e raffiguranti sia soggetti religiosi, sia simboli politici e civili. Si è così esteso l’intervento anche al restauro di questi lacerti di affresco, effettuando innanzitutto una delicata pulitura a secco seguita da pulitura con impacchi di soluzioni detergenti a base acquosa, che hanno permesso di recuperare i colori originali di questi dipinti. Anche in questo caso è stato necessario un consolidamento dei distacchi degli intonaci dalla muratura, svolto tramite iniezioni di malte apposite, seguito da stuccatura con malte a base di calce naturale e infine dall’equilibratura cromatica mediante acquarelli, che ha restituito unità di lettura a questi pregiati dipinti. Sono così tornati alla luce le raffigurazioni, nelle lunette dei tre archi sotto il portico, verso la piazza, a partire da sinistra, dell’Angelo annunciante, l’Allegoria della Giustizia e l’Annunciazione, caratterizzate da una rara raffinatezza, nonché il Leone di San Marco, a testimonianza dell’occupazione veneziana di Cremona tra il 1499 al 1509, anno in cui il re di Francia Luigi XII liberò la città, come dimostra lo stemma con i tre gigli, emblema araldico della monarchia francese, presente nella Sala degli Alabardieri”.
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f.c.
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