L'intervento

03 nov 2025
Bullismo Foto di Anemone123 da Pixabay

"Forse il bullismo lo sconfiggeremo davvero solo quando smetteremo di contarne i casi,
e cominceremo a guardare negli occhi le persone"

Cari esperti, politici, educatori, opinionisti e custodi del “benessere giovanile”,
ho una domanda semplice: ma davvero pensate di sconfiggere il bullismo con un foglio di statistica?

Ogni volta che un ragazzo viene umiliato, escluso, picchiato o deriso online, ecco che partono i numeri. Percentuali, grafici, relazioni, convegni.
Si contano le vittime come si contano le presenze a scuola: 67% ha assistito, 24% ha subito.
Poi tutti soddisfatti — il problema è “monitorato”.

Intanto le vittime restano sole, i bulli vengono giustificati, e noi continuiamo a dire che “servono più dati”.
Ma i dati non abbracciano, non ascoltano, non curano.
Un foglio di statistica  non asciuga le lacrime di un adolescente che ha paura di uscire di casa.

Non esiste un fondo per le vittime.
Non esistono centri dove chi ha subito possa ricostruirsi, magari con la musica, l’arte, lo sport, la pet therapy.
Esistono solo statistiche fredde, presentate con toni caldi in conferenze patinate.
E ogni volta che qualcuno si toglie la vita, ci indigniamo per una settimana, poi torniamo al solito silenzio.

Viviamo in un Paese che protegge i carnefici “perché hanno un disagio”, e dimentica le vittime “perché devono reagire”.
Un Paese che parla di “emergenza giovani” ma non sa più parlare con i giovani.
Un Paese che si commuove davanti a un servizio televisivo e il giorno dopo scrolla via tutto con il dito sullo schermo.

Forse il bullismo lo sconfiggeremo davvero solo quando smetteremo di contarne i casi,
e cominceremo a guardare negli occhi le persone.
Finché continueremo a nascondere il dolore dietro un foglio di statistica, non cambierà nulla.
E ogni numero, da quel foglio, ci guarderà indietro come un atto d’accusa.

Con indignazione,
un cittadino stanco di statistiche e silenzi.

Antonio Sivalli

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