L'intervento

31 dic 2025
Ibis eremita

Una fine dell'anno all'insegna di straordinari avvistamenti lungo il Po: l'insegnamento e il buon auspicio del Grande Fiume e della Natura

E’ una fine d’anno all’insegna di avvistamenti straordinari, in terra di Po, tra Cremonese e Parmense, Emilia e Lombardia. Del resto è noto che il Grande fiume, in ogni tempo e in ogni stagione, a chi lo sa vivere in silenzio e rispettandone spazi e ambienti, è in grado di offrire sorprese straordinarie.

Chi ci vive, lo vive e ne conosce ogni angolo (a differenza di alcuni che, quando torna comodo, fanno finta di conoscerlo e, indegnamente, ne scrivono pure) è ben consapevole del fatto che in qualsiasi momento, ovunque, la sorpresa è pronta a materializzarsi.

In questa fine d’anno gli spettacoli si stanno moltiplicando. 

Uno su tutti, quello avvenuto domenica, a Roccabianca (in provincia di Parma) dove è stato avvistato un rarissimo esemplare di Ibis eremita (da non confondere col ben più comune e diffuso Ibis sacro) che, poco prima, aveva sorvolato la campagna cremonese.  

Ad avvistarlo, a Roccabianca, è stato Gianluca Magnani e, a fotografarlo, quindi, ci ha pensato Angelo Gil Balocchi, scrittore, narratore e fotoamatore locale.

Si è trattato di un avvistamento davvero eccezionale visto che l’Ibis Eremita, come spiegato anche da Michele Mendi, membro del direttivo nazionale della Lipu, è una specie che da noi è praticamente estinta  e da una quindicina d’anni è in corso un importante progetto di reintroduzione.

Al momento però le uniche colonie rimaste sono quelle di Medio Oriente e Marocco. Il progetto di conservazione in corso è finanziato dall’Unione europea si chiama Life Northern Bald Ibis, ed è  la prima iniziativa al mondo volta a ristabilire una specie migratrice nel suo storico areale europeo, ripristinando un comportamento migratorio ormai perduto.  

Oggi non è possibile replicare per ogni uccello migratore la sorveglianza di cui beneficiano gli ibis eremiti. Vegliando su di loro in modo così organizzato, però, si riescono a mettere in luce i pericoli che anche molte altre specie corrono quando sorvolano le Alpi, come cavi elettrici svizzeri non protetti, e bracconieri italiani. 

Proprio in seguito ai progetti in corso gli esemplari che vengono avvistati nelle nostre zone, portano tutti un dispositivo GPS di tracciamento e c'è un'app attraverso la quale si possono verificare i loro movimenti recenti. Ogni Ibis Eremita ha un suo nome e quello passato da Roccabianca e fotografato da Angelo Gil Balocchi  si chiama Schneider ("sarto" in tedesco), numero 796.

Dai tracciamenti recenti, un paio di settimane fa era sulla riva veronese del lago di Garda, poi e venuto giù, passando dal cremonese e dal mantovano, è passato nel reggiano ed ha raggiunto il parmense. 

Il 26 dicembre era a Felino, e domenica ha raggiunto  la Bassa Parmense. Nel lungo periodo invece: in gennaio 2025 Schneider si trovava in Sardegna, è stato lì sino ad agosto, ha risalito la Corsica, ha superato le Alpi, facendo un'escursione in Austria, poi è riplanato sulla pianura padana e domenica era a Roccabianca.

Ma non è finita perché chi scrive queste righe, proprio lungo gli spiaggioni del cremonese e del parmense ha incontrato e fotografato lo Zigolo delle Nevi, spettacolare migratore del Grande Nord. Questo passeriforme nidifica nel Grande Nord, specie nella Tundra Artica, e durante la stagione invernale scende a svernare anche nel nostro Paese, sempre in zone ben localizzate di cui si ricorda.

Lo Zigolo delle nevi, durante il periodo di nidificazione vive in paesaggi aridi e spogli e si trova persino nei deserti lavici e sassosi dell’Islanda, come pure sulle cime quasi prive di vegetazione e circondate dai ghiacciai delle Spitzbergen, dell’Islanda e della Groenlandia. Resistente al gelo e migratore parziale, viene osservato più frequentemente di ogni altra specie di uccello sulla calotta ghiacciata dell’entroterra della Groenlandia e anche stazioni di ricerca vicine al Polo Nord ricevono a volte visite di zigoli delle nevi. In Italia la specie è migratrice e svernante irregolare; tende a transitare ogni anno lungo determinate rotte e a fermarsi in luoghi determinati.

Spiccatamente terricolo si posa quasi esclusivamente al suolo, su rocce o vegetazione bassa. In inverno frequenta i coltivi, le dune sabbiose e le rive marine dove, seguendo la risacca, raccoglie piccoli crostacei o insetti tra i detriti. Durante la stagione invernale si riunisce in stormi, talvolta consistenti, composti anche da altri emberizidi e fringillidi.

Fin dall’inizio dell’autunno, e sta proseguendo anche in questi giorni invernali, si è assistito allo spettacolare passaggio delle Gru cenerine in migrazione. arrivate dal profondo Nord. Passaggio che, da qualche anno a questa parte, è fortemente aumentato nei nostri territori. Il loro volo a forma di V rovesciata solca il cielo affascinando chi dal basso le osserva. 

Si sono viste, parecchie volte, in questo periodo, specie nella zona compresa tra i centri parmensi di Polesine Zibello e di Roccabianca e quelli cremonesi di Motta Baluffi, San Daniele Po, Pieve d’Olmi e Stagno Lombardo.

Nel Casalasco, inoltre, sembrano aver trovato diverse aree, a due passi dal Po, in cui svernare anche per periodi medio lunghi. 

Da sempre, tra la fine di ottobre e dicembre, migliaia di gru utilizzano il fiume Po come corridoio di volo, e alcuni gruppi hanno trovato soprattutto in Piemonte e, da qualche anno, nella Bassa Cremonese e nel Casalasco in particolare il luogo adatto dove trascorre i mesi freddi, complici i cambiamenti climatici che determinano inverni meno rigidi. Come indicato anche dall’esperto Michele Mendi, le gru sono a modo loro anche indicatori dei cambiamenti climatici in corso, come dimostrato dal fatto che da qualche anno stanno costantemente ritardando la migrazione di qualche giorno. Da circa un decennio, come osservato ancora dallo stesso Mendi, i passaggi delle gru sui nostri territori fluviali, sono sensibilmente aumentati.

Segno del fatto che in queste zone trovano importanti quantità di cibo oltre a quella tranquillità che per loro è fondamentale. Ma gli incontri spettacolari non finiscono qui perché di recente, sempre lungo il fiume, specialmente all’altezza di alcune lanche dell’una e dell’altra riva, sono stati avvistati diversi esemplari di falco pescatore, eccezionale rapace diurno che si ciba quasi esclusivamente di ogni tipo di pesce. La pesca avviene con una fulminea picchiata con gli arti protesi in avanti.

La preda, stretta fra i robusti artigli, viene sollevata rapidamente dall’acqua e portata penzolante al posatoio più vicino per essere consumata. Il falco pescatore (Pandion haliaetus) lo si nota molto raramente nel medio Po essendo un migratore regolare.

Proveniente dal Nord Europa, occupa le coste settentrionali dell’Africa spingendosi fino alle regioni sub sahariane. Solo una minima parte trascorre l’inverno in Italia, dove si registra la presenza di alcuni individui stanziali mentre la migrazione primaverile di ritorno verso nord avviene fra marzo ed aprile. Reintrodotto in Italia a partire dal 2004, col trasferimento dalla Corsica di un buon numero di soggetti con la prima nidificazione avvenuta nel lontano 2011. 

Storicamente era presente sino al 1960 in Sardegna, Sicilia e Toscana, ma da allora, non più rinvenibile come popolazione vitale tanto da ritenersi estinto. Il progetto di reintroduzione denominato “Falco pescatore Italia” sta tuttora proseguendo  coinvolgendo tutti i parchi regionali toscani, le aree marine protette di Porto Conte e dell’Asinara in Sardegna. Infine, sempre in questo finale d’anno, sono stati avvistati e immortalati diversi esemplari di cicogna nera, specie nella zona compresa tra San Daniele Po, Motta Baluffi, Pieve d’Olmi, Polesine Zibello e Roccabianca. La cicogna nera, giusto ricordarlo, nidifica nella Spagna centrale, Europa orientale, Asia centrale.

Le popolazioni europee svernano nell’Africa orientale e meridionale, quelle asiatiche nella penisola indiana e in Cina meridionale. La migrazione post-riproduttiva verso i quartieri di svernamento (quella in corso in questi giorni) si svolge da agosto a settembre-ottobre, mentre quella pre-riproduttiva verso i quartieri di nidificazione ha luogo da marzo ad aprile. In Italia è migratrice, occasionalmente svernante, nidificante con poche coppie in Piemonte, Calabria, Basilicata e Lazio.

Nel periodo riproduttivo frequenta zone boscate pianeggianti o pedemontane percorse da corsi d’acqua e prossime a zone umide; durante l’inverno preferisce le zone più asciutte. Di carattere elusivo, ha abitudini solitarie e, diversamente dalla Cicogna bianca, evita l’uomo. Nel volo, che è lento e maestoso con collo e zampe distesi, sfrutta le correnti termiche ascensionali, volteggiando senza battere le ali fino a grandi altezze.

Cammina lentamente con un incedere elegante. Per catturare i pesci nelle acque basse usa spaventarli facendo ombra sull’acqua aprendo e chiudendo le ali come se stesse volando, quindi si abbassa di scatto per afferrare la preda col becco. Si ciba di pesci, anfibi, rettili, lucertole, insetti, vermi e crostacei.

La stagione riproduttiva inizia alla fine di marzo. L’accoppiamento è preceduto da un corteggiamento durante il quale i due partner si inseguono premendosi il becco contro il collo. Il nido viene predisposto a notevole altezza sugli alberi e viene usato per più anni dalla stessa coppia. 

Nell’anno compie una sola covata. Le 3-5 uova deposte sono incubate sia dalla femmina che dal maschio per 32-38 giorni. I pulcini sono nidicoli e vengono alimentati con cibo rigurgitato dagli adulti. In media giungono all’involo 2-3 giovani, che in agosto-settembre intraprendono la migrazione verso le aree di svernamento.

La maturità sessuale viene raggiunta al terzo anno di età. Dopo un drastico declino avvenuto nel corso del XIX e XX secolo in tutta l’Europa occidentale, a partire degli anni Settanta del Novecento si è assistito ad una ricolonizzazione delle aree precedentemente abbandonate. La Cicogna nera è specie protetta nei confronti della quale sono previste misure speciali di conservazione per quanto riguarda l’habitat.

Incontri spettacolari, autentiche meraviglie che confermano una volta di più, se mai ce ne fosse bisogno, quanto sia spettacolare l’ambiente del Grande fiume con tutte le sue peculiarità, i suoi colori, i suoi abitanti, in ogni stagione, in ogni tempo. Imparate a viverlo ed a conoscerlo, con consapevolezza.

Portate con voi solo una buona capacità di saper osservare e di saper stare in assoluto silenzio, diversamente da quanto accade nella quotidianità e, se l’avete, portatevi una fotocamera: in ogni istante potrete fissare e portare con voi le meraviglie che incontrate. Rispettando sempre, e comunque, tutto ciò che sta intorno a voi.  

Buon cammino, sempre, tra un anno che ci lascia e un altro che si apre nell’itinerario straordinario e prezioso della vita.

Eremita del Po

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Paolo Panni

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