L'intervento
13 ago 2025
Cessate il fuoco: storia di donne che non vogliono restare indifferenti rispetto a quanto sta accadendo nel mondo
Era gennaio 2024, quando Maria Grazia B. mi ha proposto di entrare a far parte di un gruppo internazionale, “Mothers Rebellion”, nato nel 2022 da una costola di Extinction Rebellion che si è sviluppato anche in Italia per sensibilizzare contro il pericolo dei cambiamenti climatici, ma soprattutto le ingiustizie e i diritti all’infanzia.
Nei vari presidi e proteste fatte a Cremona contro l’inquinamento, la cementificazione, i tagli alla sanità, la propensione alla pace, siamo riuscite a unirci in una chat locale, “CESSATE IL FUOCO”, per organizzare un silenzioso flash mob il 27 gennaio 2024 in piazza del Comune di fronte al Duomo, ognuna con una lettera in mano, un simbolo, per ricordare nel giorno della memoria, che mai più si sarebbe dovuto ripetere un genocidio, uno sterminio di un popolo, un olocausto… e invece…
Un gruppo di amiche, come Francesca B., Michela B., Angela A., Asmaa B., Rosaria S., Teresa T. che hanno coinvolto altre donne, come Chiara P., Mirta S., Giovanna M., Cinzia, Elena, Maram, Lidia, Falek, Lee Jin, Pinuccia G. e da oggi anche Manuela I.
È a quest’ultima che oggi dedico questa mia riflessione.
Ci siamo incontrate all’evento di sensibilizzazione per Gaza sabato 2 agosto, dove per tutta la giornata abbiamo avuto l’opportunità di ospitare lo splendido “Gruppo Restiamo Umani della Bassa Bresciana” che con “una Tenda di Solidarietà per la Palestina” girano le città lombarde per sovvenzionare diverse attività di volontariato, sanitarie e non, legate direttamente a famiglie palestinesi.
Durante il momento clou della giornata, la testimonianza di Costantina (Tina) Mafezzoni, ex volontaria come ostetrica di Medici Senza Frontiere, che ci ha raccontato del suo tentativo con la Global March to Gaza, ostacolato dal governo Egiziano, di raggiungere la striscia attraverso una marcia che voleva ricordare l’esodo degli Ebrei ai tempi di Mosè nel deserto del Sinai, ci siamo strette in un cerchio attorno alla oratrice, immedesimandoci nell’empatia che trasudava dal suo racconto.
Sentire che quasi 6000 persone da tutto il mondo, in un gruppo nato sui social in Francia ad aprile, che ha coinvolto oltre 50 stati, con attivisti di tutte le tipologie ed età, da appena maggiorenni ad una 82enne italiana del trentino, si sono date appuntamento per provare a supportare un popolo agonizzante, che si è sempre sentito piuttosto ignorato dal resto del mondo, visto ciò che stanno subendo nelle varie occupazioni a partire dal 1948 in avanti, ha creato un ulteriore forte legame tra chi sente un vero dolore ed una genuina empatia verso questa nazione che si vede sottrarre sempre di più terre, case, ma soprattutto la dignità e il diritto di essere considerati umani.
Come era successo con Chiara di Asola e Pinuccia di Pontevico, da oggi ho avuto l’emozione di conoscere un’altra giovane donna speciale, Manuela di Pescarolo.
Qualche giorno fa ho ricevuto una sua mail (tendo ultimamente a rilasciare il mio biglietto personale con mail e cellulare, visto il mio recente ruolo istituzionale di consigliera comunale cittadina, anche se di minoranza).
Ne condivido il testo:
“Ciao Paola, sono Manuela I. e io, la mia famiglia e il mio amico Antonino abbiamo avuto il piacere di conoscerti per l'intervento di Tina Maffezzoni a Cremona e gli stand di Pinuccia. Ti avevo chiesto i contatti per parlarti di un progetto a cui io (cantante lirica, musicoterapista, insegnante) e Antonino (artista e docente di discipline grafiche, pittoriche e scenografiche) stiamo riuscendo a dare vita. Sono in contatto con un padre di famiglia di Gaza che sostengo e supporto. Ha 3 figli piccoli, i quali giocano con il mio piccolo Thomas quotidianamente per videochiamata (ovviamente si capiscono benissimo) e sta combattendo con enorme dignità per la sopravvivenza a Gaza. Si chiama Hani Al-Assar. Hani mi tiene informata quotidianamente sulla situazione a Gaza, su come l'intera popolazione si stia anestetizzando al dolore, di come chiedano solo di poter morire e far morire i propri figli pur di non vederli soffrire. Lui, invece, sta mostrando maggiore resilienza e continua a cercare costantemente aiuti per sostenere le spese folli delle merci e dei beni di prima necessità, qualora fossero disponibili. Non solo, si rende utile per tutti i gazawi che sono maggiormente in difficoltà, facendosi chilometri a piedi per consegnare acqua e riempire i galloni. Lo definiremmo forse un eroe, probabilmente è solo un uomo dal buon cuore, un essere umano. Ma di questi tempi, questo tipo di esistenze sono merce rara. Hani mi ha fatto conoscere Shadi Al-Wawy, un ragazzo di 24 anni, studente e talentuoso fotografo. Quando ho visto le foto di Shadi, ho pensato che il mio compito sarebbe stato quello di promuoverle per far conoscere la sua testimonianza in ogni dove mi è possibile. E' così che è nata "Ghena. Una melodia per Gaza". Ghena è una mostra itinerante, che si installa facilmente in qualsiasi tipo di spazio che possa ospitarla. Ghena è la nipote di Shadi e a lei abbiamo voluto dedicare il nostro progetto. Il proprietario del bar Number One a Cremona ha dato disponibilità per l'inagurazionne del progetto. Ti allego la locandina e la biografia che abbiamo creato per Shadi di modo che tu possa conoscerlo. Sto cercando spazi espositivi che possano accogliere le foto di Shadi e sensibilizzare le menti e i cuori di chi, forse per cecità o sordità, non riesce a cogliere la gravità di quello che sta accadendo, o ne rimane tutto sommato impassibile, o ancora, soffre ma non ha il coraggio di esporsi. Ma Ghena è rivolta anche a noi che urliamo quotidianamente il dolore di Gaza, ognuno per come ne è capace, e cerchiamo di far sentire la nostra voce. La mostra sarà aperta con il canto popolare palestinese "Mawtini" (Madrepatria) che sto studiando con un'amica chitarrista. Stanno curando la pronuncia della lingua araba che non conosco direttamente da Gaza! Ti lascio tutte le informazioni che ti sono necessarie per conoscere il progetto e se ti piace, di condividerlo e farlo conoscere. Ci tengo a specificare che nè io, nè Antonino cerchiamo un ritorno di immagine, di denaro, di nulla. Il nostro obiettivo è solo quello di parlare, non smettere mai di farlo, di questo genocidio e lo facciamo con gli strumenti che più ci appartengono: l'arte, la musica, la fotografia. Scusa per la mail lunga, ti abbraccio perché di questi tempi abbiamo tutti bisogno di spargere amore e affetto.
Manuela I.”
Ma non finisce qui, oggi ho voluto contattarla telefonicamente e farmi raccontare nel dettaglio questo progetto, che in realtà è uno tra i diversi che sono portati avanti grazie a tante persone empatiche che si rifiutano di subire la manipolazione mediatica, osservare impotenti l’inadeguatezza dei governi occidentali e decidono di essere una piccola, ma importante goccia in questo deserto arido che sta diventando la razza umana.
Voglio dare spazio a questi gesti, fatti da persone che si commuovono nel raccontarli, voglio sentirmi parte di un gruppo che ha ancora un’anima… perché continuo a pensare che chi potrebbe cambiare le sorti di questa situazione non fa abbastanza…
Oggi aumenta la consapevolezza: c’è la relatrice dell’ONU Francesca Albanese, con i suoi libri di denuncia, c’è qualche sacerdote coraggioso che cerca di raggiungere questi luoghi devastati, ci sono attivisti come Tina Mafezzoni, che tentano in tutti i modi di portare il supporto, ci sono medici che resistono nonostante patiscano anche loro la fame, pediatri che non riescono a portare il latte in polvere di sostentamento per i neonati e lo denunciano via social (perché la maggior parte dei mass media sono pilotati dai governi occidentali), per poi arrivare a giornalisti liberi massacrati, col pretesto del terrorismo, come è appena successo ai 6 cronisti di Al Jazeera.
Ci sono comuni che timidamente tentano di dare qualche segnale, come il nostro, con la Mozione di Riconoscimento dello Stato della Palestina presentata il 14 aprile (successivamente approvata a maggioranza), come il lenzuolo bianco esposto il 24 maggio anche fuori dal palazzo Comunale di Cremona, come le campane fatte suonare il 27 luglio sia dalla Torre del Comune, sia da alcune chiese cremonesi, come quelle delle nostre quattro parrocchie dell’Unità Pastorale Don Primo Mazzolari.
Il desiderio più grande è che il mondo si svegli, si ribelli, le voci di tanti “giusti” tocchino anche i cuori più “neri” e tutto questo orrore finisca.
Personalmente, mi sono seduta per terra con due amiche al lume di candela la notte del 1° giugno, ho portato con me la bandiera della Palestina al mare e in montagna, ho letto la straziante poesia di Martina Attili alla veglia per Gaza il 27 giugno in una piazza voluta da tante associazioni umanitarie, l’ho sventolata mentre suonava, con rintocchi a morto, la campana del Cambonino il 27 alle 22…
Ho contribuito alla raccolta fondi del 2 agosto, sto intrecciando braccialetti e lavorando con i ferri con i 4 colori della bandiera palestinese (Bianco tra il Nero e il Verde e il triangolo Rosso), e so che nulla potrà mai compensare la loro sofferenza, ma almeno spero che giunga in qualsiasi forma il nostro sentimento, un urlo di rabbia racchiuso in tutte queste azioni in risposta all’unica lingua che ci accomuna nel mondo, le lacrime di chi soffre.
Un prossimo incontro ci sarà sabato pomeriggio 30 agosto a Bozzolo, dove si sta organizzando una grande Manifestazione per Gaza dal titolo "GAZA NOSTRA OSTINAZIONE" in omaggio a don Primo Mazzolari. Viene promossa come Tavola della Pace di Cremona, Oglio Po, Mantova e Bassa Bresciana. Anche il Don del mio quartiere, sta parlando con il Vescovo perché condivida l'iniziativa e coinvolga Migrantes.
L'impianto della Manifestazione è abbastanza definito: sabato 30 agosto a Bozzolo dalle 16,30 ritrovo in piazza Europa. Poi alle 17 il corteo si muove verso la chiesa parrocchiale dove c'è la tomba di don Primo Mazzolari. Il titolo "GAZA NOSTRA OSTINAZIONE" si ispira in modo evidente alla "PACE NOSTRA OSTINAZIONE" di don Primo Mazzolari.
E con tutte queste meravigliose donne, riesco a sentirmi parte di un progetto che forse potrà portare ad un cambiamento, ci voglio credere con tutte le mie forze, perché se dovessi smettere di crederci, mi sentirei un essere inutile che non ha scopo e mi vergognerei di guardare negli occhi i miei figli e le future generazioni…
Restiamo Unite
Restiamo Umane
Paola Tacchini
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