L'intervento
31 ago 2025
Dall'inceneritore tanto vapore per nulla. Cosa ci insegna il falso allarme di questi giorni, tra ruolo dei cittadini e mancata informazione dal gestore
Una fumata nera, seguita da incomprensibili messaggi lanciati dagli altoparlanti dell’inceneritore e poi da una nuova fumata, accompagnata da rumori assordanti squarciano il cielo della periferia sud della città in un noioso mercoledì di fine estate.
Il tutto nell’arco di circa quaranta minuti a partire dalle 18. Montano le preoccupazioni dei residenti. I soliti sprovveduti, che alla rinfusa cercano risposte nelle chat del comitato di quartiere 15, si chiamano tra loro, postano video e foto sui social denunciando una situazione che si ripete con frequenza molto maggiore rispetto a quanto faccia notizia.
Ci dicono che qualche romantico che ancora non ha compreso il giro del fumo (quello dell’assetto societario) abbia addirittura chiamato l'AEM per avere ragguagli. Ah, questi cittadini sempre così istintivi e indisciplinati. Se non ci fossero loro sarebbe certamente più facile far funzionare le cose. Vivono di paure i cittadini.
Sicuramente qualcuno è ancora un po' incazzato per quella vecchia decisione di concentrare impianti per il trattamento dei rifiuti in un luogo che anche l'ENEA aveva ritenuto inidoneo a tali scopi, ben prima del famigerato referendum o della Conferenza dei Servizi che ha bocciato l'impianto di biometano.
Tra i vari difetti che hanno, i cittadini ricordano i fatti, le circostanze e i precedenti incidenti avvenuti in quel comparto. Dettaglio molesto per chi è concentrato nella guida.
Ricordano la fumata densa del 29 luglio 2013, quando un incendio divampò nella fossa dei rifiuti dell'inceneritore.
Ricordano le ore di preoccupazione del luglio 2016, quando due semirimorchi carichi di pannolini radioattivi furono fermati per alcuni giorni nel piazzale dell'impianto in quanto risultati non idonei in fase di controllo in accesso.
E quanto fu amara la sveglia il 7 agosto 2017, quando si sprigionò un incendio nella cabina di trasformazione in prossimità dell'impianto.
Per non parlare dell'episodio del 25 ottobre 2018, quando un violento incendio divorò tonnellate di plastica all’interno della piattaforma per la raccolta differenziata di San Rocco. Poco più in là.
Ma le paure sono infondate. La pubblica richiesta di spiegazioni una nenia ormai stantia. Non disturbate il macchinista. Niente allarmismi sui social. È solo vapore.
Cinquanta sfumature di grigio, poco soft e molto porno per i residenti nella zona, letteralmente cornuti e pure mazziati. Vapore. Pennacchi che talvolta si stagliano silenziosi nel panorama padano e talaltra (come giovedì 28 agosto intorno alle 18) sono accompagnati da esplosioni tanto fragorose da far tremare i vetri delle case.
Niente a che fare con la locomotiva di Guccini, che la sinistra ormai non lotta più. Più consono citare la locomotiva della geniale parodia di Checco Zalone, quella che finisce direttamente nel deretano del proletariato.
Colori cangianti, rumori assordanti. Effetti ottici. Allucinazioni uditive. Per quasi ventiquattr’ore nessuna spiegazione sembra dovuta. I sudditi non hanno il diritto di lamentarsi e chiedere addirittura pubblicamente conto di quel che da anni, con cadenza e frequenza diversa succede intorno alle loro case. Vuoi mai avere la pretesa di conoscere la natura delle emissioni che sorvolano la tua vita quotidiana? Finisci per diventar molesto.
Che poi, al giorno d'oggi, passare dai social alla notizia diffusa dalla stampa è un attimo. Troppo rumore per nulla.
Intanto, quando addirittura la politica è già in subbuglio e i ruggiti del mostro si ripetono almeno altre due volte, a nessuno dei responsabili dell’impianto punge vaghezza di dare spiegazioni ai cittadini e alle autorità.
Partono indagini serrate, con tanto di sopralluogo della polizia locale a casa del sottoscritto. Il piglio è deciso. Poche smancerie. Niente viene lasciato al caso. Si prende in considerazione ogni ipotesi, compresa quella che foto e video dei cittadini siano semplicemente frutto di errori prospettici che confondono i piani di ripresa. A lavorar di fantasia si può immaginare che nel frattempo fossero state escluse solo la fiaccola dell’anarchia e quella olimpica, sfuggita al controllo dei cremaschi.
Del resto, ‘dall’impianto dicono che è tutto in ordine’. Che sia successo qualcos’altro nel mezzo? Hai voglia a spiegare alle zelanti autorità impegnate nell’indagine che tra le case e l’inceneritore non vi sono altre attività, salvo qualche residuo di fotosintesi nelle alberature che lo circondano.
La polizia appurerà solo nelle ore successive che si è trattato effettivamente di operazioni svolte all’interno dell’impianto. Tutte attività lecite, ci verrà detto con rinnovata cortesia dal Comando della Locale. Nessun complotto della gang del bosco (filtro) o di fata Morgana, insomma. Nessuna allucinazione visiva. Nessuna manipolazione involontaria. Solo vapore.
Nelle more dei chiarimenti ufficiali da parte del gestore, ci viene addirittura suggerito di contribuire a sopire l'allarmismo. Lo facciamo, proprio perché abbiamo a cuore il bene comune e non certo la polemica. Qualche buontempone ci risponde che a breve tutto quel vapore potrebbe far comodo per la cura delle malattie stagionali che incombono con l’autunno che si avvicina.
Sempre il giorno 28, utilizzando a sua volta canali informali tramite una delle chat del quartiere 15 (a proposito, ma quante ce ne sono?) il Comune diffonde rassicurazioni, non mancando di evidenziare tra le righe che, in fondo in fondo, è stato il cittadino a sbagliare nel metodo comunicativo.
E ti pareva.
Quando finalmente arriva dalla stampa la risposta del gestore, apprendiamo che si tratta di ‘soffiature’; che ci hanno, bontà loro, messo il ‘silenziatore’ e, capolavoro, che stanno pure investendo un sacco di soldi per noi.
Pensa che ingrati siamo stati a lamentarci.
La vicenda è pedagogica. La morale è sempre quella: non disturbare il macchinista. Tanto, fugati i timori di rilascio di inquinanti, i decibel non turbano la quiete della ZTL.
Nell’era cupa delle società di cui l’amministrazione controlla ormai lo zero virgola, sono così lontani i tempi in cui il sibilo del vapore sembrava quasi cosa viva e annunciava trionfi proletari. La politica ormai assevera la tecnica ed è perennemente in cerca di luoghi e metodi opportuni per affrontare i temi più delicati.
Astenersi perditempo.
Dell’epopea popolare del vapore che spinge il progresso a noi non rimane che il mostro dai muscoli d’acciaio che divora la pianura. E guai al pazzo che si lancia contro al treno. Roba così teatrale e novecentesca, ormai buona solo per far scendere una lacrimuccia quando si canta in coro qualche vecchia canzone popolare.
Ai padroni del vapore non si deve chieder conto. La prossima volta si chiamino i vigili, ma senza far troppo rumore, che qui c’è gente che lavora. Per noi.
Luigi Lipara
© RIPRODUZIONE RISERVATA