L'intervento
04 nov 2025
Il bando regionale per recuperare aree degradate? Ignorato: opportunità sprecata dal Comune, che non si è mosso per tempo e non aveva idee
Rileggendo un articolo del professor Paolo Pileri, docente ordinario di Pianificazione Territoriale ed ambientale del politecnico di Milano, che è stato anche ospite di un nostro Evento M5S qui a Cremona il 29 settembre 2024, su “Altreconomia” Ambiente / Opinioni del 1 Luglio 2025, dal titolo: "La politica boicotta il ripristino della natura", mi è tornata in mente un'interrogazione che ho fatto come gruppo consigliare di opposizione Movimento 5 Stelle e Cremona Cambia Musica proprio nello stesso giorno.
L’antefatto è stata una segnalazione inviatami dall’assessore all’ambiente di Pavia, l’amico pentastellato Lorenzo Goppa, recentemente intervenuto ad un nostro incontro pubblico con varie tematiche e problematiche legata ai nostri territori, ovvero, Regione Lombardia aveva attivato dei bandi che davano ai comuni la possibilità di “ripristinare” con diversi interventi aree urbane degradate, ed io avevo pensato fosse una buona opportunità per il nostro comune, soprattutto dopo che avevamo parlato nelle varie commissioni per discutere dell’utilizzo dei fondi Danno Ambientale Tamoil, dove venicano citati diversi progetti per i quali però mancavano le coperture.
Ecco perché mi ero attivata a preparare immediatamente una interrogazione.
Il bando con data 30 giugno e scadenza 30 agosto dava una copertura per interventi di recupero al 100%, tradotto in pratica, il comune sarebbe stato interamente finanziato da regione Lombardia, nella mia ottica di ambientalista convinta, un’occasione da non perdere.
Faccio un ulteriore passaggio citando l’articolo del Prof Pileri: “Esattamente un anno fa è stato approvato in Europa il Regolamento sul ripristino della natura (2024/1991), Nature Restoration Law (NRL), nonostante il voto contrario del Governo Meloni. I Regolamenti europei, ricordiamolo, sono immediatamente operanti nei Paesi membri. Quindi sono da subito legge. Al di là di alcuni spiacevoli difetti, questo introduce obiettivi ambiziosi. Il primo obbliga i Paesi a dotarsi di misure efficaci per ripristinare “almeno il 20% delle zone terrestri e almeno il 20% delle zone marine entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050” (articolo 1). Il 2030 è tra meno di cinque anni, di cui uno è già volato via. Se fossi sindaco, non dormirei la notte per capire come fare. Invece sento tanto russare e credo di intuire la ragione: pochissimi ne parlano e quindi la Nature restoration law ha subito smesso di esistere. I politici che ho interrogato la ignorano. Molti sindaci dicono che le Regioni non li hanno avvisati. Idem l’associazione dei loro Comuni (Anci). Come anche i loro partiti e gli ordini professionali.
Un silenzio che ha fermato la messa a terra della NRL ancor prima di iniziare. Non si è fermato però il degrado del paesaggio, il consumo di suolo e la realizzazione di infrastrutture che se lo mangiano, la speculazione energetica delle rinnovabili, la dispersione di rifiuti, l’agricoltura industriale etc. È chiara dunque l’insopportabile incoerenza? Un boicottaggio di fatto. Prevedibile nei Comuni e nelle Regioni filogovernative e programmaticamente ostili alla sostenibilità ma doppiamente censurabile nei luoghi che dovrebbero vedere la Nature Restoration Law come l’occasione ghiotta per alzare l’asticella del modo di fare cultura politica e opposizione, perché arricchito da ragioni ecologiche, ora divenute legge. Invece tutto tace e intanto la casa brucia.”
Ecco appunto, la Pianura Padana soffoca tra inquinamento, cementificazione, polveri sottili, deforestazione, giganteschi poli logistici che nascono come funghi, cambiamenti di destinazione d’uso per trasformare aree agricole, o peggio Parchi naturali provinciali, in Aree Industriali per impianti di Biometano, revamping di termovalorizzatori o campi di fotovoltaico (per noi il fotovoltaico inteso come vera energia rinnovabile è quello sui tetti e sulle aree già costruite).
Purtroppo, durante l’ultimo Consiglio Comunale estivo, la risposta alla mia interrogazione era stata di fatto un “Non si può fare, a causa del poco tempo per partecipare, del personale comunale già parzialmente in ferie, nel non avere un progetto già pronto da presentare.”
Cosa avrei potuto fare di più? Sono “capogruppo” di me stessa, in una giunta a guida PD, in opposizione qui a Cremona, con chi comanda in regione e a livello nazionale.
Una interrogazione era stata fatta a livello nazionale il 26 giugno 2025 dalla Senatrice Lombarda M5S Elena Sironi, rivolta al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, chiedendo quali misure urgenti il ministero intenda adottare in conformità agli obblighi di integrazione ambientale previsto dal diritto dell’Unione Europea… e la risposta era una “conferma dell’impegno a dare attuazione al regolamento di ripristino della natura” … nulla più.
Ciò che possiamo provare a fare e “convincere” i partiti del cemento e dell’energivoro, che abbiamo un ambiente pericolosamente malsano, che le malattie causate dall’inquinamento sono reali, che il suolo è fondamentale per la vita, un suolo sano, non pavimentato, assorbe più CO2 di una pianta.
I progetti ci sono, basterebbe confrontarsi con i comuni che già li attuano, depavimentare, ad esempio, i parcheggi per autovetture con prati armati, altamente drenanti, fornendo una alternanza di alberi e pannelli fotovoltaici sopra delle tettoie a protezione delle vetture. Quando si fanno concessioni edilizie, siano su suoli degradati e da recuperare, invece che su terreni di aree verdi.
In attesa di una presa di coscienza collettiva dei politici attuali, che non vedo, confido nelle generazioni future, alle quali stiamo consegnando un territorio davvero “malgiusto” come si dice qui a Cremona.
Paola Tacchini
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