L'intervento
09 nov 2025
La storia di Arianna, disabile al 100% costretta a vivere in una casa senza riscaldamento: l'appello di un concittadino alle istituzioni locali
C’è una donna, Arianna, 39 anni, disabile al 100%, che vive nel nostro Comune in una casa senza riscaldamento. Non in un rifugio di emergenza, non in un luogo dimenticato dal tempo — ma in un alloggio comunale, con tanto di cantiere alle spalle che da due anni promette una ristrutturazione che sembra non finire mai (nella foto; ndr).
Arianna vive lì, con cinque cani che per lei non sono “animali da compagnia”, ma la sua famiglia, la sua sicurezza, la sua vita quotidiana. Per scaldarsi usa un fornellino elettrico che sposta da una stanza all’altra, e ogni giorno ringrazia di non essere ancora arrivata al gelo pieno dell’inverno.
Eppure, le soluzioni sembravano esserci. Un appartamento pronto, un accordo in vista, la promessa di un trasferimento. Poi, come spesso accade, la realtà ha bussato alla porta (quella senza campanello, per inciso): il proprietario non accetta cani. Tutto si ferma, come se la dignità di una persona e la fedeltà dei suoi animali potessero essere messe sullo stesso piano di una firma mancata.
Ci si chiede dove siano, in tutto questo, le istituzioni, le associazioni, le reti di solidarietà che tanto amano ricordarci i loro valori nei comunicati e nelle foto ufficiali. Perché tra il dire “ci teniamo alle persone fragili” e il fare qualcosa di concreto per una donna che rischia di passare l’inverno al freddo, c’è una distanza che, oggi più che mai, si misura in gradi sotto zero.
Arianna non chiede lusso. Chiede una casa sicura, un tetto dove non debba scegliere tra il calore e i suoi cani. E noi, come cittadini, chiediamo una cosa semplice: che la burocrazia e l’indifferenza non valgano più della vita quotidiana di chi è in difficoltà.
Perché un Comune che non riesce a garantire un po’ di calore umano — prima ancora che termico — rischia di diventare un luogo dove l’umanità stessa va in letargo.
Con amarezza, ma ancora con speranza, un cittadino che crede che la solidarietà non sia solo una parola da leggere ad una conferenza.
Antonio Sivalli
© RIPRODUZIONE RISERVATA