L'intervento

20 nov 2025
Gattile

Oasi felina ancora in alto mare. Intervento del capogruppo di FdI, Marco Olzi: "Servono chiarezza, rispetto delle norme e trasparenza"

La gestione degli animali randagi, come stabilito dalla Legge 281/1991 e dalle normative regionali, è una responsabilità diretta dei Comuni e dei loro Sindaci. Nonostante ciò, alle numerose e già note vicende poco trasparenti della nostra amministrazione si aggiunge ora anche quella dell’oasi felina. 

Dalla lettura del disciplinare ufficiale sembrerebbe che tutto sia stato realizzato “secondo progetto”, ma emergono diversi dubbi. I regolamenti che disciplinano strutture di questo tipo sono infatti molto più rigorosi e tecnici di quanto il disciplinare lasci intuire.

È significativo, ad esempio, il punto che richiede la pulizia giornaliera dei ricoveri e dell’ambulatorio veterinario: una previsione che sorprende, poiché un ambulatorio deve rispettare requisiti stringenti stabiliti dal Decreto Dirigenziale 5403/2005 e dalle relative linee guida. Parliamo di standard strutturali e organizzativi assimilabili a quelli degli studi medici umani, con locali idonei, presenza obbligatoria del medico veterinario durante l’attività, affissione dell’orario e individuazione di un direttore sanitario.

A rendere la situazione ancora più delicata, da quanto risulta, vi è l’assenza di un sostegno economico al gestore da parte del Comune. 

Diventa quindi legittimo chiedersi se l’amministrazione abbia davvero verificato la conformità alle prescrizioni dell’ATS, considerando che l’Agenzia per prassi non rilascia pareri preventivi scritti ma fornisce soltanto indicazioni. Su quali basi, allora, si afferma che tutto sia stato eseguito correttamente? 

Un ulteriore elemento non può essere ignorato: per regolamento, un’oasi felina non può essere destinazione per gatti d’affezione, ma esclusivamente per gatti randagi e, in particolare, per soggetti non socializzati o poco inclini al contatto con l’uomo.

I gatti rimasti orfani dei loro proprietari, essendo pienamente socializzati, non possono essere collocati in un’oasi, ma devono essere accolti in un gattile sanitario, struttura deputata alla gestione sanitaria, temporanea e regolamentata dei gatti d’affezione prima della loro ricollocazione. 

Di conseguenza, se il Comune intende operare nel rispetto delle norme, deve valutare seriamente l’attivazione di un vero gattile sanitario, e non attribuire all’oasi funzioni che la legge non le riconosce.

Rimane inoltre da comprendere perché, se tutto fosse in regola, l’amministrazione non abbia proceduto direttamente all’avvio dell’attività per consentire all’autorità competente di effettuare le verifiche ufficiali.

Altrettanto inspiegata resta la situazione della struttura di via Bissolati, il cui sfratto risulta scaduto da tempo senza che vi sia stato alcun seguito. 

In tutto questo non si può dimenticare il valore sociale degli animali. Una gestione chiara, regolamentata e sostenibile favorirebbe anche la presenza di volontari, che potrebbero dedicare tempo e impegno trovando un’occasione di utilità e socialità. Per queste ragioni chiediamo all’amministrazione trasparenza, responsabilità e il pieno rispetto delle norme.

Gli animali, i volontari e tutta la cittadinanza meritano strutture adeguate, scelte corrette e risposte concrete. 

Capogruppo FDI Comune di Cremona

Marco Olzi

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tutti gli articoli