Attualità

02 dic 2025
Giunta

Cultura, giovani, università, verde pubblico, welfare, lavoro: i punti cardine del Documento di Programmazione 2026/2028 del Comune

Ieri, in Consiglio Comunale, il sindaco Andrea Virgilio ha presentato il Documento Unico di Programmazione 2026/2028 del Comune.

Relativamente al primo, ecco in sintesi cosa ha dichiarato il primo cittadino: 

Oggi presentiamo il Documento Unico di Programmazione 2026–2028. Potremmo definirlo un adempimento previsto dalla legge. Ma se ci fermassimo qui, tradiremmo il suo significato sostanziale. Il DUP, per un'amministrazione, è prima di tutto un atto politico: è il luogo in cui la visione di città che abbiamo scelto di perseguire viene tradotta in scelte strategiche, in priorità, in obiettivi e, alla fine, in numeri di bilancio. È la bussola che orienta il mandato, la mappa che ci dice dove vogliamo andare e come intendiamo arrivarci, con quali mezzi, in quali tempi, in quale contesto locale, nazionale e internazionale.

Il DUP tiene insieme due dimensioni. Da un lato, la Sezione Strategica, che guarda all'intero orizzonte del mandato, fino al 2029, e prova a rispondere a una domanda semplice e insieme impegnativa: che città vogliamo diventare nei prossimi anni, nel contesto in cui siamo immersi? Dall'altro lato, la Sezione Operativa, che guarda al triennio 2026–2028 e traduce quella visione in obiettivi concreti, in opere pubbliche, in servizi, in progetti, in scelte di bilancio. Potremmo dire che nella parte strategica è scritto il "senso" del nostro agire, nella parte operativa sono scritti gli strumenti per renderlo possibile. Senza il DUP non esiste il bilancio, ma soprattutto senza il DUP non esiste una direzione dichiarata, condivisa, verificabile del nostro mandato.

Questo DUP nasce anche in una città nella quale stanno atterrando, tutti insieme, investimenti pubblici e privati di dimensione straordinaria: il raddoppio della tratta ferroviaria verso Milano, che cambierà il modo in cui ci muoviamo e ci colleghiamo al cuore economico del Paese; il nuovo ospedale, che ridefinirà l'assetto sanitario e urbanistico di un intero quadrante cittadino; i grandi investimenti della Fondazione Arvedi-Buschini sull'università, che rafforzano Cremona come città della conoscenza; i progetti finanziati dal PNRR e dai fondi europei FESR, che stanno trasformando scuole, impianti sportivi, spazi pubblici, servizi digitali. Siamo dentro una stagione di cantieri materiali e immateriali che ha pochi precedenti nella storia recente della città, siamo dentro a uno scenario di opportunità che dovrebbe in qualche modo osteggiare quel senso di inferiorità che spesso investe opinioni, approcci e modi di agire di questo territorio. Il DUP serve esattamente a questo: a dare un filo a questi interventi, a evitare che siano episodi scollegati e a farne parti coerenti di una stessa idea di futuro.

In questo quadro si inserisce anche la legge di bilancio nazionale. Con realismo possiamo dire che si tratta di una manovra prudente, attenta ai saldi, non prevede nuovi tagli diretti agli enti locali, i tagli che subiamo in questi anni sono il frutto delle precedenti finanziarie, e sono riduzioni che hanno inciso in modo rilevante sui bilanci comunali. Permangono vincoli e squilibri che pesano sulla capacità di programmare la spesa corrente, di investire in modo stabile sui servizi, di rispondere a una domanda sociale in crescita. Più in generale, il sistema Paese in questi anni non è stato caratterizzato da riforme organiche e coerenti, ma da una sorta di "melassa" di battaglie più ideologiche che concrete: sulla scuola, sulla cultura, sulla giustizia, sulla sicurezza, sul welfare e su altri temi cruciali. Non lo dico in termini polemici: lo dico in termini istituzionali. Se tutti riconosciamo ai Comuni il ruolo di "cuore della Repubblica", allora è naturale chiedere che questo cuore sia considerato il primo alleato dello Stato nel costruire sviluppo, diritti e prossimità. Il nostro DUP nasce dentro questi limiti, da uno Stato sempre più debole che chiede ai comuni il personale per poter agire sui territori, un'idea di nazione ridotta a bolsa retorica perché nei fatti lo stato è sempre più fragile, e nonostante questo noi non ci lasciamo definire da questi limiti e da questa assenza e proviamo a usare fino in fondo ogni margine disponibile per orientare il futuro della città.

La nostra amministrazione ha scelto di non limitarsi a gestire l'esistente. Ha scelto la strada più impegnativa: fare del DUP il disegno di una Cremona in trasformazione, che cambia sia nelle sue infrastrutture materiali – spazi urbani, edifici, mobilità, energia – sia nelle sue progettualità: nel modo di fare cultura, nel modo di prendersi cura delle persone, di costruire sviluppo e lavoro, di stare in relazione con l'Europa e con il territorio che ci circonda. Le linee di mandato che conosciamo – una Cremona attrattiva, che cresce, che cura i quartieri e le reti, che è sicura, che è sostenibile.

Il primo grande asse è la sfida culturale. In tutta Europa, le città medie che hanno retto meglio ai cambiamenti degli ultimi anni sono quelle che hanno investito sulla cultura come infrastruttura di sviluppo, non come corollario. Noi vogliamo che Cremona sia riconosciuta e si riconosca come una piccola capitale europea della musica e della cultura, capace di tenere insieme la liuteria e la ricerca, il patrimonio storico e l'innovazione, il centro e i quartieri, la musica, la creatività dei giovani e le istituzioni più consolidate.

In questo quadro, la sfida della Capitale della Cultura – al di là del titolo formale, che consideriamo naturalmente importante – per noi vale soprattutto come processo, oltre che come traguardo. Il risultato conta, ma conta almeno quanto il percorso di cambiamento che questa città decide di intraprendere. Se ci fermassimo all'ottenimento del riconoscimento, avremmo perso l'occasione. Il vero salto di qualità deve avvenire nel sistema culturale nel suo insieme: nella capacità di cooperare tra istituzioni, imprese culturali, associazioni, terzo settore, scuole, università; nella capacità di produrre cultura non solo nei luoghi tradizionali, ma in tutta la città.

Cremona non è solo liuteria e musica – che restano i nostri perni identitari – ma è anche lettura, con il rafforzamento del sistema bibliotecario e del Patto per la lettura; è enogastronomia, che lega la qualità delle nostre produzioni agroalimentari a salute, sostenibilità, turismo esperienziale; è arte contemporanea, che ci aiuta a parlare il linguaggio del presente, a ospitare nuovi sguardi, a dare spazi a giovani artisti; è tradizioni territoriali, a partire dall'essere città di fiume, città che ritrova nel Po e nel suo paesaggio una parte fondamentale della propria identità culturale. La Capitale della Cultura, per noi, significa tenere insieme questi fili e fare in modo che il 2026 non sia un anno isolato, ma l'inizio di un sistema più solido, più coordinato, più aperto.

Per questo, nel DUP, il lavoro sugli spazi va di pari passo con il lavoro sulle politiche culturali. Rigeneriamo luoghi come l'ex ospedale San Francesco, l'area Frazzi, i nostri palazzi storici, i musei, le piazze e gli spazi espositivi, e allo stesso tempo costruiamo una regia nuova dell'offerta culturale: l'Ufficio Musica coordina festival, rassegne, progetti con il mondo giovanile e con le istituzioni storiche; la rete delle biblioteche e il lavoro con le associazioni ci permettono di portare cultura nei quartieri, nelle scuole, negli spazi di vita quotidiana. La nostra DMO turistica va nella stessa direzione: la promozione di Cremona non è affidata all'improvvisazione, ma a una cabina di regia che mette insieme Comune, operatori, mondo economico e culturale.

Su questa base lavoriamo sulle nuove forme di turismo: il turismo culturale legato alla musica, al violino, al patrimonio storico; il turismo sportivo, legato ai grandi appuntamenti; il turismo scolastico ed educativo, che trova in Cremona una città a misura di studente; e, in modo sempre più strutturato, il turismo congressuale. In questo quadro, Cremonafiere è un volano fondamentale: le grandi manifestazioni di settore, le rassegne specialistiche e il calendario di eventi fieristici e congressuali portano a Cremona operatori, espositori, visitatori da tutta Italia e dall'estero, rafforzando la nostra capacità di ospitare convegni, meeting, eventi aziendali e scientifici. Il turismo fieristico e congressuale si lega naturalmente alla nostra identità economica e culturale e genera ricadute diffuse sulla ricettività, sui servizi, sul commercio, sulla città nel suo complesso. Il lavoro della DMO serve proprio a questo: passare da una promozione frammentata a una strategia di attrazione integrata, in cui chi arriva in città trova un sistema di accoglienza, servizi, proposte all'altezza delle migliori esperienze europee.

Dentro questo orizzonte culturale c'è una scelta politica chiara sui giovani. Vogliamo una città davvero aperta ai giovani: nell'orientamento e nell'accompagnamento dai percorsi scolastici all'università, dal primo impiego alle nuove professioni; negli spazi dove studiare, incontrarsi, fare impresa, fare creatività; nel sostegno alle nuove forme di espressività giovanile, dalla musica live ai festival, dalle culture urbane ai linguaggi digitali. Il DUP riconosce il ruolo di chi, in questi anni, ha animato Cremona con rassegne e concerti spesso nati dal basso, e afferma con chiarezza che il Comune intende essere un alleato di queste energie.

Una città che valorizza la musica live, che dialoga con le realtà che organizzano festival, che accetta che lo spazio pubblico sia attraversato da linguaggi nuovi, è una città che supera le rigidità e le chiusure culturali e che sceglie di essere aperta e inclusiva. Noi vogliamo una Cremona che non ha paura delle differenze, che riconosce la vitalità dei suoi giovani, che non vive la notte solo come un problema ma come una dimensione da governare e rendere più sicura e più vivibile.

Un altro tassello fondamentale è la centralità dell'università. Cremona è una città con università e corsi importanti, ma il DUP dice con forza che vogliamo fare un passo in più: non solo ospitare l'università, ma costruire un vero ecosistema. Le convenzioni con i diversi atenei vanno esattamente in questa direzione: rafforzare la ricerca applicata, creare percorsi di tirocinio e inserimento lavorativo nelle imprese del territorio, promuovere progetti condivisi su sostenibilità, cultura, innovazione sociale, coinvolgere studenti e ricercatori nella vita della città. Una città media europea che investe sull'università investe sui talenti, sulla capacità di attrarre giovani, sulla possibilità di trattenere competenze qualificate. Questo significa occuparsi anche di alloggi per studenti, spazi di studio, servizi, mobilità, vita culturale: fare di Cremona, concretamente, un campus diffuso.

Il secondo grande asse del DUP è la rigenerazione urbana. In molte città medie europee la rigenerazione è la leva per ridurre le disuguaglianze tra centro e quartieri, per dare nuova vita a spazi degradati, per ridisegnare il rapporto tra città e ambiente. Anche noi facciamo questa scelta: rigenerazione non come somma di cantieri, ma come disegno complessivo. Significa intervenire sulle scuole, sugli impianti sportivi, sui marciapiedi, sulle piste ciclabili, sul patrimonio di edilizia pubblica, sulle aree verdi.

Dentro questa prospettiva sono centrali i nostri centri civici: il Boschetto, Palazzo Duemiglia, San Felice. Sono luoghi fisici ma anche simbolici: sono le "piazze coperte" in cui si intrecciano servizi, associazionismo, iniziative culturali, relazioni di vicinato. Gli investimenti su questi spazi – dal recupero edilizio alla messa in sicurezza, fino alla nuova destinazione a funzioni sociali e culturali – raccontano un'idea di città che non concentra tutto nel centro storico, ma riconosce ai quartieri un ruolo pieno, anche dal punto di vista civico e identitario.

La rigenerazione urbana passa anche dalle politiche dell'abitare. Il DUP parla esplicitamente di un diritto alla casa che non può essere lasciato solo alle dinamiche di mercato. Lavoriamo sul recupero del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, sulla riqualificazione degli alloggi sfitti o degradati, sulle forme di housing sociale per giovani, famiglie, anziani soli. Strumenti come il sostegno all'affitto, le agenzie sociali per la casa, i progetti di co-housing intergenerazionale vanno nella direzione di una Cremona in cui il luogo in cui vivi non sia determinato solo dal reddito, ma anche da una responsabilità collettiva rispetto al diritto all'abitare.

Un capitolo importante è quello degli investimenti ambientali nei parchi cittadini. Il Piano del Verde dà la misura di questa scelta e gli interventi programmati su Piazza Roma, su Piazza Castello, via del vecchio Passeggio, Piazza Lodi, Piazza Giovanni XXIII, sui giardini e sugli spazi alberati del centro e dei quartieri dicono che trattiamo il verde non come arredo, ma come infrastruttura urbana. Gli alberi, i parchi gioco riqualificati, le aree boschive periurbane migliorano la qualità dell'aria, riducono le isole di calore, offrono luoghi di gioco e di sport all'aperto. Investire nei parchi significa investire nella salute e nel benessere, ma anche nel volto della città che vogliamo consegnare alle prossime generazioni.

In questo sguardo sulla città non può mancare un luogo che spesso è stato considerato solo in chiave tecnica, ma che è invece profondamente legato alla nostra identità collettiva: il cimitero. Il cimitero urbano è una "città nella città": è il luogo della memoria, del legame tra generazioni, della riconoscenza verso chi ci ha preceduto. In questo mandato abbiamo scelto di dare a questo luogo un'attenzione nuova, non solo intervenendo sulle emergenze, ma affrontando criticità strutturali accumulate nel tempo: la sicurezza e il decoro delle gallerie e dei portici, l'accessibilità dei percorsi, il tema degli spazi, le manutenzioni ordinarie e straordinarie. C'è ancora molto da fare, ma è già visibile un salto di qualità nella cura complessiva del cimitero. Trattare bene questo luogo significa dire che per questa comunità la memoria non è solo un fatto privato, ma anche una responsabilità pubblica.

Il terzo asse, strettamente intrecciato alla rigenerazione, è quello della transizione energetica e ambientale. In Europa le città medie sono in prima linea nel rendere concreti gli obiettivi del Green Deal, nell'efficienza energetica degli edifici, nella mobilità sostenibile, nelle comunità energetiche. Anche Cremona, con questo DUP, sceglie di collocarsi in questa traiettoria. Il documento prevede la strutturazione di un Ufficio Energia e il rilancio del nostro Piano d'Azione per l'Energia Sostenibile, con una scelta precisa: costruire un piano energetico "dal basso", coinvolgendo quartieri, famiglie, imprese, terzo settore.

Non basta approvare un piano: bisogna trasformarlo in processi reali. Le comunità energetiche rinnovabili che stiamo avviando vanno in questa direzione: permettere a cittadini, parrocchie, associazioni, imprese di produrre e condividere energia pulita, riducendo le bollette e l'impatto ambientale. È una transizione che nasce dalla città e che restituisce benefici alla città.

Accanto all'energia c'è la mobilità sostenibile. Il DUP conferma la strategia del PUMS, l'investimento sulle piste ciclabili, sugli attraversamenti sicuri, sull'eliminazione delle barriere architettoniche e valorizza un passaggio che in questo mandato è stato decisivo: la completa rigenerazione della flotta del trasporto pubblico locale, con mezzi elettrici di nuova generazione. Avere una flotta interamente rinnovata e a emissioni zero sulle linee urbane significa ridurre l'inquinamento, migliorare la qualità dell'aria, rendere il bus un'alternativa credibile all'auto privata, soprattutto per studenti, lavoratori, anziani. Un tassello importante, dentro questa strategia, è la Velostazione e l'intervento intermodale nell'area della stazione ferroviaria. Non si tratta solo di un parcheggio custodito per biciclette: è un nodo in cui si incontrano treno, autobus, mobilità ciclabile, pedoni, pendolari, studenti, lavoratori, turisti. Rendere quell'area più accessibile, più sicura, più ordinata significa migliorare ogni giorno la vita di migliaia di persone che entrano ed escono dalla città, incentivare l'uso del trasporto pubblico e della mobilità dolce, costruire un vero hub intermodale all'altezza di una città europea.

Accanto a cultura, rigenerazione ed energia, il DUP lavora su un'altra grande dimensione: lo sviluppo economico e il lavoro, letti dentro le trasformazioni in corso. In un'Europa in cui le catene del valore si stanno riconfigurando, in cui le crisi geopolitiche rimettono in discussione approvvigionamenti e mercati, le città medie devono trovare il proprio posto nelle filiere produttive, saper fare sistema sul territorio, dialogare con le università, con le fiere, con le categorie economiche, con il mondo dell'innovazione. Il DUP definisce Cremona come un capoluogo che esercita una leadership territoriale, non in astratto, ma attraverso strumenti concreti: il rafforzamento delle alleanze istituzionali, il ruolo delle nostre partecipate come attori di sviluppo e non solo gestori di servizi, il lavoro con Cremonafiere come piattaforma per proiettare all'esterno le nostre eccellenze, in particolare nei settori agroalimentare, zootecnico, musicale, culturale.

In prospettiva, si aprono anche opportunità collegate agli strumenti nazionali e regionali per la competitività territoriale. Penso alle Zone Logistiche Semplificate e, in futuro, alle Zone di Innovazione e Sviluppo che Regione Lombardia sta delineando come possibili poli di attrazione di investimenti, ricerca, alta specializzazione. Il messaggio che diamo con il DUP è chiaro: Cremona intende candidarsi a giocare la sua parte anche su questi terreni, mettendo a valore la propria posizione, le infrastrutture in corso di potenziamento, il sistema produttivo, la filiera agroalimentare, il sistema universitario e fieristico. In relazione alle ZLS ci aspettiamo risorse concrete a sostegno del sistema imprenditoriale, una governance capace di coinvolgere i Comuni non solo come meri auditori ma come protagonisti del processo decisionale, e uno sviluppo urbanistico coerente con il principio di sostenibilità e di qualità dell'iniziativa imprenditoriale. Sono strumenti che oggi vediamo all'orizzonte e che vogliamo considerare fin da ora come leve strategiche da cogliere quando si renderanno pienamente disponibili.

C'è poi una parola chiave che attraversa il DUP, ed è cura. Le città medie europee sono il luogo in cui si vedono con più chiarezza l'invecchiamento della popolazione, le nuove povertà, la solitudine, la fragilità abitativa, la fatica delle famiglie a conciliare tempi di vita e di lavoro. Cremona non fa eccezione. Nel DUP la cura si traduce in politiche per l'infanzia, i giovani, le persone anziane, le famiglie, chi vive fragilità economiche e sociali.

Un punto qualificante è la scelta di preservare e rafforzare la qualità delle nostre scuole dell'infanzia e dei nidi comunali. Sono un patrimonio educativo e sociale, un pezzo decisivo del nostro welfare di comunità. Il Documento conferma investimenti sulla manutenzione, sull'innovazione pedagogica, sulla formazione del personale, sulla capacità di mantenere rette eque e accessibili. E allo stesso tempo apre al contributo del terzo settore, attraverso convenzioni e co-progettazioni che consentano di ampliare l'offerta, sperimentare nuovi servizi, rispondere meglio ai bisogni delle famiglie, mantenendo saldi gli standard di qualità e il ruolo di regia pubblica.

In questo quadro rientra anche la gestione dei fenomeni migratori e, in particolare, dei minori stranieri non accompagnati. I Comuni sono il primo presidio della Repubblica nell'accoglienza diffusa: sono loro che garantiscono luoghi sicuri, percorsi educativi, accompagnamento sociale in una fase delicatissima della vita di questi ragazzi. E tuttavia, su questo fronte, dobbiamo registrare con franchezza ritardi significativi nei rimborsi dovuti ai Comuni e una tendenza a scaricare sui territori, anche dal punto di vista organizzativo, le inefficienze di una gestione centrale che fatica a programmare in modo adeguato. Questo non è accettabile: non lo è per gli enti locali, che si trovano a sostenere costi importanti con bilanci già sotto pressione, e non lo è innanzitutto per i minori coinvolti, che hanno diritto a percorsi chiari, stabili, dignitosi. Anche qui, come sindaci, non chiediamo privilegi, ma il rispetto degli impegni assunti e il riconoscimento del ruolo che i Comuni svolgono sul campo.

La cura passa poi dalle politiche per le persone anziane. In una città che invecchia, il tema non può essere affrontato solo come questione assistenziale. Serve un approccio integrato che tenga insieme tre dimensioni: la connessione con il sistema sanitario, la prossimità dei servizi sociali comunali e il contributo del mondo della conoscenza. La connessione con il sistema sanitario è decisiva: il nuovo ospedale, la rete della medicina territoriale, le case e gli ospedali di comunità devono dialogare con i servizi sociali, con i centri diurni, con i servizi domiciliari, con le strutture residenziali. L'anziano non è "del Comune" o "della sanità": è una persona che ha bisogno di una presa in carico continua, integrata, che non lo costringa a rimbalzare da uno sportello all'altro.

Allo stesso tempo, abbiamo l'opportunità di lavorare con le università per fare di Cremona un laboratorio sull'invecchiamento attivo. I corsi di area sanitaria, sociale, pedagogica, economica possono essere alleati preziosi per sviluppare progetti di ricerca e di innovazione sociale, per formare nuove figure professionali della cura, per sperimentare modelli di abitare, di welfare di comunità, di silver economy che facciano degli anziani non solo destinatari di servizi, ma protagonisti di vita sociale, culturale, civica. Collegare sistema sanitario, Comune e università significa costruire una città che non subisce l'invecchiamento, ma lo governa e lo trasforma in una occasione di maggiore qualità della vita per tutte le generazioni.

La cura passa poi per le politiche per le persone con disabilità, per chi si trova in situazioni di fragilità economica o relazionale. Qui il lavoro di rete con il volontariato, le parrocchie, le realtà del terzo settore è decisivo. E lo è ancora di più in un contesto in cui le risorse per la sanità e per il welfare sono sotto pressione e una parte crescente della domanda si sposta verso i territori. Quando chiediamo attenzione alla finanza dei Comuni non difendiamo un interesse corporativo: difendiamo la capacità di una comunità di non lasciare indietro nessuno.

Infine, il tema della sicurezza e della qualità dello spazio pubblico. Il DUP lo affronta in modo integrato: certo con gli strumenti tradizionali – videosorveglianza, collaborazione con le forze dell'ordine, presenza della polizia locale – ma anche, e soprattutto, attraverso la qualità urbana, la luce (avvieremo la nuova gara), la vita nelle strade, la presenza di attività culturali, sportive, sociali. Una città vissuta, attraversata è una città più sicura. Una città che offre occasioni ai giovani, che non lascia zone d'ombra, che rigenera i propri spazi anziché abbandonarli, è una città che previene i conflitti e le paure, non solo li gestisce quando esplodono.

Tutto questo – cultura, Capitale della Cultura come processo di cambiamento, rigenerazione urbana, parchi e verde pubblico, Palazzo comunale e cimitero come luoghi simbolici di cura civica, energia, mobilità sostenibile e trasporto pubblico elettrico, università, turismo e fiera come volano anche per il turismo congressuale, politiche giovanili, centri civici, abitare, sviluppo economico e filiere produttive, opportunità come ZLS e Zone di Innovazione e Sviluppo, proiezione internazionale, welfare, gestione dell'accoglienza e connessioni tra sanità e servizi sociali – nel DUP non è una lista di capitoli separati. È un disegno. È l'idea di una Cremona che vuole collocarsi nel contesto europeo delle città medie come città aperta, colta, sostenibile, inclusiva; capace di valorizzare ciò che ha di unico e, allo stesso tempo, di misurarsi con le grandi sfide globali. È l'idea di una città che non subisce i cambiamenti, ma prova a interpretarli, governarli, orientarli.

Il senso politico del DUP che oggi presentiamo è proprio questo: dentro un quadro non semplice, scegliere comunque una rotta, dichiararla con chiarezza, impegnarci a seguirla. Far sì che questa rotta si traduca in cantieri che si aprono, in parchi che si rigenerano, in centri civici che si riempiono di vita, in servizi che migliorano, in opportunità che crescono sarà il compito che ci attende in Giunta, in Consiglio, negli uffici, nei quartieri, insieme alla nostra comunità. È un compito impegnativo, ma anche appassionante. È la responsabilità che abbiamo assunto e che, attraverso questo Documento, oggi rendiamo trasparente davanti alla città.

redaz.

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