Attualità

29 nov 2025
Acciaieria Arvedi

Gruppo Arvedi in campo per il salvataggio dell'ex Ilva di Taranto: le rivelazioni de "Il Giornale" sul piano del gruppo industriale cremonese

Trapelano i dettagli di un possibile salvataggio” dell'ex Ilva di Taranto da parte del gruppo Arvedi. A rivelarlo, in un articolo uscito oggi, sabato 29, è “Il Giornale” diretto da Alessandro Sallusti.

Ora, che il gruppo cremonese nutra forte interesse per l'acciaieria di Taranto è cosa nota da tempo. Quello che Il Giornale ha però messo in evidenza è il quadro attuale e quello che il quotidiano definisce già nel titolo “Il piano segreto di Arvedi”.

Ed ecco riassunto in titolo e occhiello il concetto chiave: “Ilva, entro Natale le offerte. Il piano segreto di Arvedi. L'imprenditore prevede solo forni elettrici e mette tutti in cassa per i primi tre anni. Poi fino a 4mila riassunti.

Questo è quanto riporta il quotidiano di Sallusti, nell'articolo che entra poi nei dettagli della trattativa: “I fondi Usa Flacks Group e Bedrock e due soggetti industriali extra Ue di cui uno sarebbe, secondo indiscrezioni, EM Steel: azienda siderurgica degli Emirati Arabi. Nell'attesa, i commissari straordinari riuniti a Roma con i sindacati e il Mimit, hanno fatto un piccolo dietrofront, assicurando la continuità produttiva di banda stagnata a Genova e di zincato a Novi Ligure. Una scelta che «avrà un costo», avrebbero detto i commissari, ma che evita cassa integrazione e dà un segnale ai sindacati. Sono queste, insieme alla garanzia del ministro Adolfo Urso che «non esiste alcun piano di chiusura», i punti chiave del vertice di ieri”.

Ed ecco il punto: tutto questo “mentre, sullo sfondo, trapelano i dettagli di un possibile salvataggio da parte di Arvedi (potenzialmente ampliabile alle eventuali prossime offerte. Arriveranno entro Natale le attese manifestazioni di interesse per l'ex Ilva da parte dei quattro player alla finestra)”.

Un piano, annota Il Giornale, “lacrime e sangue che potrebbe essere accolto dal governo come ultima spiaggia nel caso in cui i pretendenti stranieri si defilassero o avanzassero pretese irricevibili”. 

Scrive il quotidiano di Sallusti: “Il Cavaliere Giovanni Arvedi sarebbe al momento l'unico soggetto italiano che - secondo quanto appreso dal Giornale - avrebbe messo a punto una sorta di salvagente industriale. Un progetto che non prevede la continuità degli attuali altoforni, ma solo la realizzazione dei due nuovi forni elettrici. La chiusura dei vecchi altoforni prevederebbe una fase transitoria in cui mettere in cassa integrazione tutti i lavoratori, la realizzazione in 3-5 anni dei nuovi altoforni elettrici, e una ripartenza light con una produzione fino a 4-6 milioni di tonnellate massime di acciaio l'anno, reintegrando parte dei lavoratori (massimo 2-4mila lavoratori)”.

Per gli altri dipendenti, riporta ancora il quotidiano, “si starebbe studiando, al netto di scivoli e pre-pensionamenti, una redistribuzione tra le varie aziende pubbliche e/o partecipate dallo Stato o su progetti alternativi che riguardano le aree libere a Taranto, quanto a Genova”.

Nel complesso, annota Il Giornale, si tratta di “un'operazione tutta in salita anche per la stessa Arvedi che al momento gestisce il polo di Cremona e quello di Terni in un'Italia ad altissimi costi energetici. Non è escluso dunque che questo piano possa accogliere soci finanziari o industriali”.

Si capirà nelle prossime settimane (prima di Natale) come evolverà la situazione e se davvero il gruppo Arvedi riuscirà a portare a termine l'operazione, diventando, a tutti gli effetti, uno tra i gruppi nel campo dell'acciaio più grandi al mondo.

Perché se il piano andasse in porto, il gruppo cremonese si troverebbe a governare l'acciaieria di Cremona, quella di Terni e il colosso pugliese che è appunto l'ex Ilva.

Federico Centenari

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