Attualità
12 lug 2025
Inquinamento Tamoil ai danni della Canottieri Bissolati, facciamo il punto della situazione con l'aiuto tecnico dell'avvocato Gian Pietro Gennari
La causa per l'inquinamento della Tamoil ai danni della Canottieri Bissolati rimane pendente e non è dato sapere con quali tempistiche si potranno avere nuovi riscontri in sede giudiziaria, sia civile che penale. E tutto questo a distanza di quasi vent'anni dall'uscita del “caso Tamoil” nella sua complessità, sollevato nel 2007 dalle inchieste portate avanti dal quotidiano La Cronaca, al tempo diretto da Mario Silla.
In relazione a quest’ultimo filone riguardante la Bissolati, il 9 luglio, come noto, si è tenuta l’udienza per trattare, avanti il G.I.P. di Cremona, Dott. Masci, l’opposizione all’archiviazione richiesta dal Pubblico Ministero in relazione all’approfondimento dell’indagine che il G.I.P. aveva richiesto allo stesso P.M. dopo aver rigettato una sua prima richiesta di archiviazione.
L’opposizione all’archiviazione è stata richiesta da Legambiente Lombardia, con l’avvocato Sergio Cannavò; da Gino Ruggeri, con l’avvocato Vito Castelli; Sergio Ravelli, con l’avvocato Gian Pietro Gennari; Ermanno De Rosa, con l’avvocato Claudio Tampelli e dalla Canottieri Bissolati, con l’avvocato Monica Gennari.
In estrema sintesi, gli opponenti hanno chiesto al G.I.P. di disporre un approfondimento delle indagini rispetto a quelle già svolte dal P.M. ritenute incomplete e nella più parte inutili perché riguardanti fatti ormai definitivamente appurati nel processo conclusosi nel 2108.
“Dopo una prima richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero – spiega l'avvocato Gennari – è stata accolta l’opposizione all’archiviazione proposta da Legambiente Lombardia e da Gino Ruggeri, e l'indagine è stata rimessa in istruttoria. Nella nuova fase istruttoria il P.M. ha nominato due suoi consulenti i quali hanno concluso che non vi era il reato di omessa bonifica da parte di Tamoil e che non vi erano prove di nuovi inquinamenti dall’anno 2018. Quello che gli opponenti contestano al P.M. è di aver basato la propria richiesta sulla scorta di una consulenza che contrastava con l’accertamento di fatti ormai definitivamente accertati: la Tamoil è responsabile dell’inquinamento delle aree esterne, la barriera idraulica non è idonea a contenere il surnatante (idrocarburi che galleggiano sulla falda) entro i confini dell’area Tamoil. Inoltre, nella seconda parte della consulenza, vengono erroneamente interpretati alcuni elementi di prova in relazione al denunciato nuovo inquinamento”.
Per quanto riguarda il nuovo reato penale per inquinamento, aggiunge Gennari, “a nostro giudizio le argomentazioni dei consulenti del P.M. sono fuorvianti. Per questo abbiamo fatto opposizione contestando la consulenza e le conclusioni del Pubblico Ministero. Per due ragioni specifiche. La prima è, come ho detto, che la consulenza spende la più parte del suo contenuto su questioni già decise e che non possono essere più messe in discussione. La seconda ragione è legata al nuovo inquinamento: noi sosteniamo che la datazione del prodotto si può fare e che la speciazione è un'analisi utile a tali fini. Il fatto che la speciazione sia un'analisi utile a questi fini lo sostiene anche il TAR di Brescia che ha censurato il Comune di Cremona per non avere fatto una completa istruttoria prima di emettere, nel procedimento amministrativo originato dall’inquinamento dell’area Bissolati da parte di Tamoil, il provvedimento poi impugnato dalla Bissolati”.
Pertanto, sostiene l'avvocato Gennari con i suoi colleghi: “E' tecnicamente e scientificamente possibile datare il prodotto idrocarburico ed è questo che noi sosteniamo contestando le risultanze della consulenza del pubblico ministero. E d'altra parte la richiesta del P.M si basa sulle risultanze della consulenza dei tecnici, che non hanno approfondito le indagini nella direzione richiesta dal G.I.P.”.
Ad avviso dei legali degli opponenti, dunque, la Tamoil continua a inquinare e gli idrocarburi presenti nelle aree esterne al deposito Tamoil non sono “semplicemente” datati, ma provengono da fuoriuscite recenti, attuali. Segno, in sostanza, che la barriera idraulica non opera come dovrebbe, ma dall’anno 2018 questa non è più una novità sebbene qualcuno finga di non accorgersene.
Tocca ora al giudice decidere se accogliere o meno la richiesta dei legali degli opponenti, ma non è possibile ipotizzare una tempistica.
Dal canto suo, il leader dei Radicali, Sergio Ravelli, da sempre in prima linea sulla vicenda Tamoil, ha recentemente dichiarato che “l'area della Bissolati risulta attualmente contaminata da idrocarburi provenienti dalla Tamoil tramite trasporto da parte della falda idrica in fase disciolta e libera (c.d. Surnatante). Ciò è da attribuirsi alle carenze strutturali della barriera idraulica progettata principalmente allo scopo di non permettere il passaggio di acque con contaminazione disciolta e non con lo scopo specifico di intercettare il surnatante”.
“La presenza di surnatante nelle aree della Bissolati – ha aggiunto – ha una datazione recente e non storica. Lo dimostra la presenza di MTBE e di kerosene, sostanza utilizzata massicciamente dal 2018 ad oggi. Senza una nuova analisi del rischio non è possibile garantire l'assenza di un rischio per la salute. Per queste ragioni sono fiducioso che il giudice accoglierà la nostra opposizione alla richiesta di archiviazione della Procura con richiesta di prosecuzione delle indagini”.
Federico Centenari
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