Attualità
18 set 2025
La politica locale e il nodo degli affidamenti senza gara: tutto quello che dobbiamo sapere sulla vendita ad A2A e le questioni ancora aperte
La politica locale ha un dono raro: riuscire a trasformare la raccolta dei rifiuti in un caso da Corte di Giustizia europea. Non è una battuta, è il titolo di questi giorni: “Raccolta rifiuti affidata ad Aprica senza gara pubblica, l’opposizione non ci sta”.
A Cremona, la minoranza denuncia la perdita del controllo pubblico sulla società affidataria, richiama una sentenza della Corte di Lussemburgo e annuncia ricorsi “in tutte le sedi di controllo”.
La vicenda si inserisce in una trama già nota che vale la pena di essere ricostruita: affidamenti diretti senza gara, ricorsi, pareri delle autorità di vigilanza, e il costante dubbio se si tratti di operazioni industriali innovative o di scorciatoie pericolose.
La trama già vista: il precedente di Lodi
Nell’estate del 2024, il Comune di Lodi ha revocato l’affidamento del servizio rifiuti ad Aprica S.p.A., ritenendo illegittimo il percorso che aveva portato la multiutility lombarda a gestirlo.
Secondo l’amministrazione, Aprica non avrebbe mai potuto subentrare in un contratto inizialmente affidato senza gara ad ASTEM, società in house interamente pubblica.
Con l’ingresso di A2A in LGH, controllante di Linea Gestioni, e la successiva fusione in Aprica, il servizio sarebbe transitato in mani private senza alcuna procedura ad evidenza pubblica.
Il TAR ha discusso il ricorso presentato da A2A contro la revoca il 23 gennaio 2025: la sentenza è attesa e potrebbe avere effetti su più Comuni.
Cremona: un copione che si ripete
Cremona sembra ora seguire un percorso analogo. Anche qui l’affidamento ad Aprica, oggetto delle contestazioni dell’opposizione, è avvenuto senza gara pubblica. La giunta, secondo i consiglieri, non ha tenuto conto di un quadro normativo chiaro: il Decreto Legge 179/2012 prevedeva la cessazione delle gestioni non conformi entro il 31 dicembre 2018. Una scadenza ignorata da oltre sei anni.
Le opposizioni evocano inoltre la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (causa C-719/20, 12 maggio 2022), che ha stabilito l’illegittimità del trasferimento a soggetti privati di servizi pubblici affidati in precedenza in house senza gara.
LGH, A2A e il nodo del 2016
Le radici della vicenda risalgono al 2016, quando A2A compra il 51% di Linea Group Holding (LGH), la multiutility che univa Cremona, Crema, Lodi, Pavia e Rovato.
Prezzo dell’operazione: 113 milioni di euro, tra liquidità e azioni.
Già nel 2018 l’Autorità Nazionale Anticorruzione (delibera n. 172/2018) dichiarò che tale operazione non poteva essere effettuata senza gara pubblica. Il TAR Lazio, nel 2019, confermò la legittimità dell’atto dell’ANAC.
Nel 2021 la Procura regionale della Corte dei conti Lombardia aprì un’istruttoria, con acquisizioni documentali e notifiche per evitare la prescrizione. Da allora, però, nessuna decisione è stata resa pubblica. La domanda di fondo rimane: la cessione del 51% di LGH fu un’operazione vantaggiosa o una svendita di asset strategici?
Costi legali e bilanci comunali
Le conseguenze finanziarie di queste operazioni non si sono fatte attendere. Il Comune di Crema ha accantonato circa 695.000 euro per coprire eventuali contenziosi. Lodi circa 300.000 euro.
Ci sono inltre 65 mila euro spesi per le prime questioni legali e per i primi ricorsi (bocciati). Risorse pubbliche bloccate per gestire il rischio legale derivante da operazioni che avrebbero dovuto generare benefici per i cittadini.
Il caso parallelo di Seregno
Il confronto con la vicenda AEB di Seregno appare inevitabile. Anche lì A2A entrò senza gara. Diversamente da Cremona, però, il TAR e il Consiglio di Stato annullarono l’operazione nel 2021. La Corte dei conti avviò contestualmente un procedimento per ipotizzare un danno erariale di circa 40 milioni di euro.
In Brianza la giustizia si è pronunciata, mentre a Cremona la questione resta sospesa.
Questioni aperte
Restano ancora senza risposta alcuni interrogativi fondamentali:
Perché nel 2016 i Comuni decisero di evitare la gara?
Perché la Corte dei conti non ha ancora concluso l’istruttoria su LGH?
Quando è venuto meno il controllo pubblico su Aprica e chi era tenuto a verificarlo?
Perché non è stato chiesto un parere preventivo all’ANAC, dopo la delibera del 2018?
Le responsabilità politiche
A sostenere l’operazione LGH furono le amministrazioni guidate dal Partito Democratico nei principali Comuni coinvolti: Crema (Bonaldi), Cremona (Galimberti), Lodi (Uggetti) e Pavia (Depaoli).
Dal 2016 a oggi, tra LGH, AEB e Aprica, si è ripetuto un copione costante: affidamenti diretti senza gara, rilievi dell’ANAC, ricorsi al TAR, istruttorie della Corte dei conti.
Oggi, a Lodi, la giunta ha revocato l’affidamento, ma senza un confronto pubblico con chi aveva avallato l’operazione. A Cremona, invece, la maggioranza non risponde nel merito delle contestazioni.
Rimane un nodo politico: l’attuale sindaco di Lodi chiederà conto ai predecessori, colleghi di partito? E a Cremona si continuerà a ignorare le analogie con i casi già sanzionati altrove?
Marco Degli Angeli
© RIPRODUZIONE RISERVATA