L'intervento

28 nov 2025
Violenza donne Foto di Rosy : Bad Homburg : Germany da Pixabay

"Va bene il rafforzamento delle pene contro la violenza sessuale, ma c'è anche un percorso culturale da affrontare e considerare"

Il disegno di legge sul rafforzamento delle pene relative alla violenza sessuale e al consenso della donna è approdato in parlamento: la Camera l'ha approvato all'unanimità; in Senato è stato approvato dalla sola opposizione mentre la maggioranza lo ha rimandato indietro, adducendo il bisogno di riscriverlo meglio.

Quindi, non se ne è fatto nulla ma la vicenda può essere valutata su due piani: uno politico, contigente e uno culturale, strutturale, senza cadere nel solito schema oppositivo di femminsimo vs. maschilismo.

Sul piano politico, si diceva che l'accordo fosse stato "promosso" dalla Meloni e dalla Schlein in persona; non lo so, ma sta di fatto che la maggioranza ha tirato l'ennesimo bidone al Parlamento in generale, sebbene la premier si sia affrettata a smentire le voci secondo cui potrebbe essere stata lei stessa a suggerire il "voltafaccia" (sarò malizioso, ma quando sento qualcuno che smentisce e si scusa non richiesto, sento puzza di bruciato).

C'è, però, un piano culturale; e qui il nuovo disegno  di legge mostra, a essere onesti, qualche crepa. Infatti, si prevede che un femminicidio, per il solo fatto di esser tale, debba essere punito in modo più severo di ogni altro delitto; ma ciò fa a pugni con l'art. 3 Costituzione che sancisce l'eguaglianza tra i cittadini "senza distinzioni di sesso" etc., uguaglianza che riguarda non solo i dirittti ma anche le pene per i medesimi reati.  

Aldilà della questione del consenso che non è facile oggettivamente da provare o da confutare, c'è una tendenza che traspare da questo come da altri provvedimenti del governo: quella di moltiplicare le pene e di inventare nuovi reati a fronte di problemi che richiederebbero un approccio culturale, educativo.

Si pensi ai decreti antirave o ai numerosi DASPO urbani che non risolvono le situazioni di degrado sociale. Si adotta, cioè, un approccio punitivo e repressivo; nel caso delle  aggressioni alle donne e dei femminicidi, va bene inasprire le pene ma bisognerebbe lanciare un grande, diffuso, capillare e di lungo termine, piano di educazione sessuo-affettiva che accompagni le nuove generazioni e rieduchi quelle adulte, che pure loro non stanno messe tanto bene; ma questo non è possibile, non interessa perché collide con la visione del mondo arcaica dei vari Nordio, Roccella, Pillon e compagnia cantando.

In fin dei conti, non si va avanti nella strada del controllo effettivo e stringente ma non si pongono nemmeno le basi di un'educazione alle relazioni che è quello che manca a tutti i livelli. E quindi, a quando il prossimo femminicidio?

Stanotte, domani, dopodomani? Fate voi.

Vincenzo Montuori

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