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27 dic 2025
Sergio Costa

Confermato il drastico taglio del 75% dei fondi per migliorare la qualità dell'aria in Pianura Padana. Intervista con l'ex ministro Sergio Costa: "Il danno e la beffa"

L'allarme lanciato nei giorni scorsi dal parlamentare Sergio Costa, ex ministro per l'Ambiente nel governo Conte I, era assolutamente fondato e oggi trova conferma (qui il nostro primo articolo).

Il governo Meloni ha deciso di tagliare drasticamente i fondi per migliorare la qualità dell'aria nella Pianura Padana, l'area più inquinata d'Europa.

E il taglio decretato dal governo è massiccio: nel prossimo triennio, la scure ridurrà infatti del 75% i fondi necessari a migliorare la situazione ambientale nelle regioni maggiormente inquinate d'Italia: Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna.

Dopo l'allarme dell'ex ministro la notizia è rimbalzata su vari organi d'informazione e anche Legambiente ha preso posizione. Per questo ci siamo rivolti direttamente alla fonte, al parlamentare Costa, per fare il punto della situazione.

Onorevole, il taglio è dunque confermato?
Purtroppo sì, è previsto dalla legge di Bilancio e non c'è più niente da fare.

Di che entità stiamo parlando?
Tenga conto che la legge di Bilancio è su base triennale. Riguardo ai fondi in questione è previsto un taglio del 65-67% per il 2026 fino ad arrivare a una decurtazione dell'80% nel 2028. La media è dunque del 75%.

Tradotto in cifre?
Significa che su 320 milioni di euro da spendere sul territorio ne verranno tagliati 204 milioni. Ma questi soldi, lo dico da ex ministro, hanno una storia importante. L'Italia è da anni in condizione di infrazione nei confronti dell'Unione Europea per l'inquinamento della Pianura Padana. Durante il Conte I, quando ero ministro, abbiamo deciso di affrontare la situazione.

In che modo, concretamente?
Per uscire dalla procedura di infrazione devi dimostrare concretamente che stai facendo qualcosa. Io presi contatto con il Commissario per l'Ambiente e trovammo la soluzione del Climate Dialogue, di fatto un procedimento in base al quale il governo mette a disposizione delle risorse per ridurre l'inquinamento.

In che anno siamo?
Nel 2019. In quell'anno abbiamo stanziato 400 milioni di euro per le quattro regioni interessate. Si trattava di risorse a disposizione delle Regioni, che poi vengono ripartite tra i Comuni per mettere in campo azioni concrete come l'acquisto di mezzi elettrici, mezzi a idrogeno, finanziamenti per il cambiamento dei sistemi di riscaldamento e altro ancora.

Secondo diversi studi il programma stava producendo risultati apprezzabili.
Sì, i primi dati dicevano che il progetto stava e sta funzionando. Sono stati depositati almeno quaranta progetti e stavamo iniziando a uscire dalla procedura di infrazione europea.

Ma il governo ha detto stop.
Una cosa assurda. Se togli i fondi alle Regioni e ai Comuni, tutto quello che è stato pianificato per i prossimi anni va in fumo, perché non ci saranno più soldi per sostenere questi progetti e passa un pessimo messaggio ai cittadini: non credete allo Stato. Senza contare la beffa...

Vale a dire?
Al danno si aggiunge la beffa data dal fatto che in questo modo si danneggiano molte aziende italiane con le quali sono stati presi contatti proprio per concretizzare i progetti messi in campo.

Un disastro su tutta la linea, insomma.
Sì, e pensare che nel 2023 le vittime attribuibili al PM2,5 in Europa sono state circa 238mila, di cui 43mila in Italia, concentrate in larga parte proprio nella Pianura Padana. Questo ce lo dicono gli studi dell'Agenzia Europea per l'Ambiente. Senza contare l'aspetto assurdo di questo taglio.

A cosa si riferisce?
Al fatto che a fronte di una Finanziaria del valore complessivo di 22 miliardi di euro, stiamo parlando di un taglio di 204 milioni di euro. Il governo si perde per 204 milioni di euro in sostanza.

Non c'è modo di cambiare le cose, di invertire la rotta?
No, perché il provvedimento adesso andrà alla Camera ma è stata messa la fiducia, pertanto non è più modificabile.

Per far capire a tutti i lettori: in cosa consistevano le misure adottate grazie a questi fondi che lei aveva previsto?
I fondi servivano per intervenire sulle principali cause dell'inquinamento in Pianura Padana, che sappiamo avere una conformazione geografica che non aiuta di certo. I fondi servivano per intervenire sulle modalità del riscaldamento, sulla mobilità elettrica nei centri storici, erano previsti aiuti per l'acquisto di mezzi elettrici. Erano previsti anche abbonamenti per i pendolari: agevolazioni per il trasporto pubblico che permettevano un doppio risultato, ossia ridurre gli spostamenti in auto e far risparmiare i pendolari. Insomma, tutte misure finalizzate all'abbattimento del particolato, la causa principale dell'inquinamento che agisce nel quotidiano.

Ha detto che i primi risultati stavano arrivando.
Certo, e non lo dico io, lo dice l'Isde, lo dice l'Agenzia Europea per l'Ambiente. La strada intrapresa era quella corretta, poi è chiaro che per avere miglioramenti servono anni, ma da qualche parte bisogna pur cominciare. Affossare il progetto significa dire, contro ogni evidenza, che non ci si crede, e mi domando perché Giorgetti, Pichetto Fratin, Meloni lo hanno consentito.

Ecco: secondo lei perché è stata adottata una simile decisione?
Guardi, per me le ragioni sono sostanzialmente due. La prima è la sciatteria. La seconda, e lo dico anche qui da ex ministro, è che un ministro dell'Ambiente deve prendere il bilancio e guardare le tabelle per capire cosa c'è dietro ai numeri. Non si tratta di freddi numeri: dietro a ogni cifra c'è una voce ed è questa che va considerata. Ma politicamente a questo governo non gliene frega niente.

Dunque si prospettano nuove procedure d'infrazione se tutto salta?
Sicuramente. E' stato riavvolto il nastro dicendo che tutto questo non serviva a niente, mentre il percorso stava funzionando.

Non c'è proprio più niente da fare?
Per quest'anno, come le ho detto, no, dal momento che sulla legge di Bilancio è stata posta la fiducia. Non ci sono più margini. L'unica è aspettare la prossima Finanziaria e alla fine del 2026 sperare che ci possa essere un ripensamento.

Federico Centenari

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