Attualità

10 lug 2025
Consiglio regionale

Il blitz dell'emendamento fatto scivolare in Regione per aumentare lo stipendio dei consiglieri. Ci hanno riprovato: proposta ritirata. Per ora.

Succede in Lombardia, dove il tasso di creatività dei consiglieri regionali non si esprime nel risolvere i problemi dei cittadini, ma nel trovare modi sempre nuovi per sistemarsi lo stipendio. O, per dirla con un eufemismo tecnico-burocratese: “adeguarsi alle altre Regioni”.

Traduzione: aumentarsi lo stipendio. Sì, perché mentre fuori c’è chi fa i conti con l’aumento della spesa al supermercato, chi spegne il riscaldamento per non far saltare la bolletta, e chi rinuncia alle cure per liste d’attesa infinite, a Palazzo Pirelli c’è chi si dedica a una priorità assoluta: arrotondarsi i già corposi 10.545 euro netti al mese.

Un emendamento comparso in Commissione Bilancio proponeva di eliminare il taglio del 5% introdotto nel 2013 (decreto Monti, chi se lo ricorda?). Così, magicamente, lo stipendio base sarebbe salito a circa 11.100 euro netti mensili, con un incremento di oltre 500 euro. Per loro si tratterebbe solo di una "differenza tecnica".

Insomma, vanno capiti, con gli attuali 8.500 mila euro netti non ci paghi neanche tre apericena da Cracco con i colleghi della commissione "Bilancio e Champagne".

Dietro il colpo, esponenti di centrodestra: Lega, Forza Italia,  con l’appoggio dell’Ufficio di Presidenza (quindi anche Fratelli d'Italia e PD, of course). Il tutto, nel silenzio generale, infilato tra mille emendamenti, a ridosso della discussione sul bilancio regionale, così magari non se ne accorge nessuno. 

Ma c’è di meglio. Qualche mese fa – tra poco clamore, e ancor meno vergogna – è stato reintrodotto il vitalizio (qui l'articolo): una specie di pensione a puntate, per chi decide di versare ogni mese una quota tra i 500 e i 600 euro per maturare il trattamento previdenziale futuro. E, guarda caso, l’aumento proposto nello stipendio coincide praticamente con quella cifra.

Coincidenze? Chissà. Ma intanto i conti tornano.

Intanto, mentre loro pensano al vitalizio, fuori da Palazzo c’è una Regione in affanno: la sanità pubblica in tilt, medici che mancano, pronto soccorso al collasso, trasporti locali fermi agli anni '90, e famiglie sempre più schiacciate da carovita, affitti e precarietà. Ma nessuna urgenza, per carità: l’unica emergenza, per alcuni consiglieri, sembra essere il proprio bonifico mensile.

La proposta è stata ritirata, dicono, dopo polemiche interne. Ma attenzione: il termine per presentare emendamenti al bilancio scade il 17 luglio. Tradotto: la porta è ancora aperta. Basta trovare un momento meno rumoroso, una formula più digeribile, un po’ di distrazione mediatica.

La mano è stata fermata. Per ora. Ma la tentazione resta.

Marco Degli Angeli

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tutti gli articoli