Attualità
14 lug 2025
Liste d'attesa infinite e continua crescita del privato: indagine di Area Studi Mediobanca sulla sanità. Servono davvero nuovi muri a Cremona?
Nel settore sanitario, a livello nazionale, le liste d’attesa “hanno spinto quasi una persona su dieci nel 2024 a rinunciare a prestazioni sanitarie. Secondo l’IPSOS, i tempi di attesa hanno spinto l’80% degli italiani a rinunciare più di una volta alle cure del SSN, con l’84% di essi che si rivolge a un privato e il 13% che rinuncia del tutto a curarsi, quota che sale al 19% tra chi è in ristrettezze economiche”.
Mentre a Cremona si illustra in ogni dove il progetto per il nuovo ospedale voluto dalla Regione Lombardia, a livello nazionale emerge come il sistema sanitario nazionale sia sempre più in difficoltà. Non è certo una novità, ma la fotografia scattata dall'indagine a cura dell'Area Studi di Mediobanca mostra un quadro impietoso, a fronte del quale, a maggior ragione, viene da chiedersi se sia così impellente investire milioni di euro per una nuova struttura e non impiegare quei fondi per migliorare il servizio sanitario. In parole povere, l'offerta della struttura ai pazienti.
E questo a fronte di un quadro nazionale che vede le strutture private sempre più forti a scapito del servizio sanitario nazionale, come emerge dall'indagine.
Precisazione d'obbligo così come riportata dall'Area Studi di Mediobanca a “cappello” del comunicato stampa diffuso una settimana fa, l'8 luglio 2025: “L'indagine analizza i dati finanziari dei principali operatori sanitari privati in Italia con fatturato individuale superiore a 100 milioni. La ricerca contiene inoltre un approfondimento sulle dinamiche più recenti e prospettiche della sanità italiana e un confronto internazionale”.
Questi, in sintesi, i principali spunti emersi dall'indagine: con riferimento ai maggiori operatori della sanità privata in Italia, nel 2024 era atteso un rialzo del 4,8% dei ricavi complessivi. Nel 2023 è cresciuto il giro d’affari (+5,7% sul 2022 e +15,5% sul 2019) e la redditività. Infine, si segnala una ripresa non uniforme tra i comparti: +19,4% sul 2019 la diagnostica medica, +15,1% per l’assistenza ospedaliera e le residenze per gli anziani, +5,7% la riabilitazione
Il rapporto
Ebbene, il rapporto evidenzia che “Nel 2023 i ricavi dei 34 operatori sanitari privati esaminati sono stati pari a 12 miliardi di euro, in rialzo del 5,7% sul 2022 e del 15,5% sul 2019. Tali variazioni seguono il calo del 6,6% del 2020, il rimbalzo del 13,8% del 2021 e il più contenuto recupero del 2,6% del 2022. Gli operatori della diagnostica sono cresciuti del 19,4% sul 2019, nonostante le due successive contrazioni legate al calo di tamponi e test sierologici, quasi azzerati nel 2023; seguono i gestori di RSA e gli operatori ospedalieri (entrambi al +15,1% sul 2019). I primi beneficiano del miglioramento del tasso di occupazione dei posti letto nelle RSA e delle continue aperture di nuove strutture, non ancora sufficienti però a colmare il gap in termini di capacità ricettiva rispetto ai principali paesi europei. Chiudono i player della riabilitazione (+5,7% sul 2019)”.
Sanità privata, dunque, con ricavi in rialzo rispetto agli anni precedenti. Un'erosione di campo, in altre parole, nei confronti del pubblico.
Prosegue infatti l'Area Studi di Mediobanca: “Dopo la battuta d’arresto del 2022, la redditività è tornata a crescere nel 2023, con il margine operativo netto in aumento del 96% sul 2022. Le pressioni sui costi operativi, alimentate dalle code della crisi sanitaria e dalle spinte inflattive emerse nel 2022 e non ancora del tutto riassorbite, hanno infatti continuato a comprimere la redditività del settore”.
“Tra i singoli operatori – prosegue l'indagine –, Humanitas, Pro.Med, Salus e GHC nell’assistenza ospedaliera, Synlab e Affidea nella diagnostica e S.O. Holding nell’assistenza agli anziani mostrano nel 2023 le migliori performance economiche in termini di ROE e ROI. Affidea svetta anche in termini di Ebit margin (16,4% nel 2023), seguita da altre cinque società con valori superiori al 10% (La Villa e Synlab al 12,2%, Bianalisi al 10,9%, GHC al 10,8% e S.O. Holding al 10,1%), rispetto al 3,7% aggregato. La struttura patrimoniale permane solida anche se in parziale peggioramento sul 2022, con debiti finanziari pari al 112,2% dei mezzi propri (103,6% nel 2022 e 122,9% nel 2019). Le posizioni più solide sono quelle dell’IEO, Auxologico Italiano, Istituto Don Calabria, Humanitas e Policlinico di Monza, con debiti finanziari assenti per il primo e compresi nel range 10-20% per gli altri”.
Tuttavia, aggiunge l'indagine, “Pur avendo i principali operatori privati della sanità registrato ricavi superiori ai livelli del 2019 già dal 2021, nel 2023 la loro redditività, benché in aumento, rimane ancora al di sotto dei valori precedenti la crisi, a causa della persistente presenza di diverse criticità sia di carattere macroeconomico che specifiche del settore”.
Ma attenzione, ecco il nodo principale: “Spiccano le liste d’attesa che, insieme a motivi economici, hanno spinto quasi una persona su dieci nel 2024 a rinunciare a prestazioni sanitarie. Secondo l’IPSOS, i tempi di attesa hanno spinto l’80% degli italiani a rinunciare più di una volta alle cure del SSN, con l’84% di essi che si rivolge a un privato e il 13% che rinuncia del tutto a curarsi, quota che sale al 19% tra chi è in ristrettezze economiche”.
“Queste dinamiche – argomenta l'indagine – contribuiscono al rialzo della spesa privata pari a circa 74 miliardi di euro nel 2023 tra accreditamento, spesa intermediata e spesa diretta delle famiglie, ovvero 59 miliardi al netto degli acquisti di farmaci e altri presidi sanitari a carico delle famiglie. La spesa sanitaria pubblica nel 2024 ammonta a 138,3 miliardi, pari al 6,3% del PIL, con un incremento del 4,9% rispetto al 2023. L’accreditamento è cresciuto dell’1,7%, grazie alla possibilità concessa alle Regioni di avvalersi di operatori accreditati per ridurre le liste d’attesa. Le stime per il triennio 2025-2027 indicano una stabilizzazione della spesa sanitaria pubblica al 6,4% del PIL in linea con il livello del 2019; è però attesa la crescita del peso della sanità sulla spesa corrente primaria (15,8% nel 2027 vs 15,3% del 2024)”.
E non finisce qui: “Le prime evidenze per il 2024 consentono di prevedere, per gli operatori privati esaminati, una crescita aggregata del giro d’affari pari al 4,8%, con dinamiche variabili tra i comparti considerati: si tratta del +8,6% per i gestori di strutture per anziani, del +6,5% per la diagnostica, del +4,9% per l’assistenza ospedaliera e del +4,1% per la riabilitazione”.
Per quanto riguarda il “raggio di azione” delle strutture private, l'Area Studi di Mediobanca osserva che “Alcuni gruppi hanno una presenza geografica capillare sul territorio nazionale: KOS, Segesta, S.O. Holding e Don Gnocchi sono operativi in nove o più regioni italiane, con una presenza più marcata al Nord. Tra i player ospedalieri si distinguono GVM e GHC con attività, rispettivamente, in dieci e otto regioni. Papiniano e Humanitas sono concentrati in Lombardia: il primo è attivo anche in Emilia-Romagna dove sviluppa il 4,5% dei ricavi, il secondo in Piemonte e Sicilia (20,3% del fatturato)”.
Segue un passaggio illuminante anche alla luce del dibattito locale sul nuovo ospedale. “Durante la pandemia – si legge nella nota stampa di Mediobanca – il recupero dell’operatività programmata è stato complicato dalla carenza di figure sanitarie, in virtù del trasferimento di professionisti verso le strutture pubbliche in seguito ai numerosi bandi di assunzione indetti dalle ASL in risposta alla diffusione del virus. Per le società analizzate il personale iscritto a libro matricola è aumentato del 12,6% sul 2019 e del 3,7% sul 2022, superando le 92 mila unità nel 2023. La ripartizione tra lavoratori dipendenti e liberi professionisti, non di agevole quantificazione, evidenzia una situazione variegata. GVM e GHC segnano il maggior ricorso a collaboratori esterni, con gli autonomi che rappresentano, rispettivamente, il 56% ed il 49,4% della forza lavoro complessiva”.
La spesa sanitaria: il panorama internazionale e la collocazione dell’Italia
“Per i Paesi OCSE – prosegue l'indagine – la spesa sanitaria media pro-capite, somma della componente pubblica e di quella privata, è ammontata a $5.573 nel 2023 e al 9,2% sul PIL. Nel confronto internazionale gli Stati Uniti emergono con il 16,7% sul PIL ($13,4mila per abitante), seguiti da Svizzera (12,0%), Germania (11,8%) e Francia (11,6%). L’Italia è al di sotto della media sia in termini pro-capite con $4,8mila, che in rapporto al PIL (8,4%). Per uguagliare l’incidenza raggiunta in Germania, l’Italia dovrebbe incrementare le spese nella sanità di 75 miliardi o di 70 miliardi prendendo a riferimento la Francia”.
E ancora: “Nel 2023 nel nostro Paese la sola spesa sanitaria pubblica è stata pari al 6,2% del PIL, dietro Spagna (7,2%), Regno Unito (8,9%), Francia e Germania (10,1%). Nel 2024 l’Italia si è attestata al 6,3%, in previsione di collocarsi al 6,4% lungo l’intero triennio 2025-27. Nel 2023 il 78,6% del valore complessivo è originato dalle strutture pubbliche e il 21,4% da quelle accreditate. La spesa erogata da queste ultime mostre una crescita media annua (+3,1%) superiore a quella dei presidi pubblici (+2,5%) tra il 2002 e il 2023, con l’eccezione del periodo emergenziale, segnato da numerose misure di potenziamento del SSN”.
E' l'inesorabile avanzata del privato a scapito del pubblico, che sconta, da decenni, difficoltà sotto gli occhi di tutti. Difficoltà che interessano tutto il comparto, dagli operatori ai pazienti, passando per il “nodo” delle liste d'attesa ormai insostenibili, in Italia come a Cremona e che favoriscono l'emorragia verso il privato.
Davvero, a fronte di un quadro così articolato e complesso, che investe l'intero paese, la soluzione migliore per Cremona è abbattere l'ospedale Maggiore (che necessita certamente di manutenzione ma non cade certo a pezzi) e investire milioni di euro per una nuova struttura? Non è forse il “servizio offerto” ciò che realmente andrebbe migliorato e potenziato?
Domande legittime che anche il Movimento per la riqualificazione dell'ospedale sta portando avanti da mesi, senza tuttavia ottenere riscontri dalle istituzioni e dai vertici dell'ospedale (si legga l'articolo in proposito).
Federico Centenari
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