Attualità
02 ago 2025
"Vitalizi" in Regione Lombardia: anche Matteo Piloni (PD) e Riccardo Vitari (Lega) tra i sottoscrittori. Ma la scelta del Dem fa discutere
A marzo denunciavano “privilegi inaccettabili”, oggi incassano in silenzio. In Regione Lombardia, il ritorno del vitalizio – rinominato “assegno previdenziale contributivo” – ha raccolto molte adesioni creando più di un imbarazzo (qui il nostro primo articolo). A finire sotto i riflettori, come riportato anche dal Fatto Quotidiano, è il Partito Democratico.
Trattasi infatti di un evidente caso di coerenza a tempo determinato. Nonostante il partito avesse ufficialmente bocciato la misura, definendola “non prioritaria”, cinque consiglieri regionali del PD (su un totale di 35) hanno sottoscritto la richiesta per ottenere la nuova rendita.
Tra loro anche Matteo Piloni, consigliere dem cremasco. Un contrasto che solleva interrogativi politici non da poco.
Nella nostra provincia, due consiglieri su tre avrebbero quindi colto la palla al balzo. Come emerso da fonti giornalistiche, oltre all'esponente del Partito Democratico, anche il leghista Riccardo Vitari (che aveva votato sì alla legge) avrebbe aderito alla misura pensionistica regionale.
Marcello Ventura di Fratelli d’Italia (anch’egli favorevole all’iniziativa) ha invece detto “no, grazie” (qui il nostro articolo).
Una legge che riapre la porta ai privilegi
La Legge Regionale n. 1 del 2025, approvata lo scorso 24 marzo ed entrata in vigore a luglio, ha segnato il ritorno ufficiale di una forma di vitalizio per i consiglieri lombardi. La nuova formula prevede un versamento mensile pari all’8,8% dell’indennità lorda (circa 556 euro), cui si aggiunge un contributo maggiorato della Regione (moltiplicatore 2,75). Risultato? Un assegno garantito a partire dai 65 anni, anche con un solo mandato di cinque anni.
È un trattamento previdenziale separato da quello dei comuni cittadini, che per accedere alla pensione devono lavorare almeno vent’anni – o oltre 40 per la forma piena – e versare contributi regolari. Qui bastano pochi anni e un modesto versamento per garantirsi una rendita a lungo termine.
Parole pubbliche, scelte private
Il Partito Democratico aveva preso pubblicamente posizione contro la misura. Il capogruppo Pierfrancesco Majorino era stato netto: “È un provvedimento che non riteniamo né necessario né prioritario. Ci sono problemi ben più urgenti: stipendi bassi, case troppo care, sanità pubblica al collasso. Non è questo il momento di pensare ai vitalizi.”
Infatti, li hanno chiesti solo nei momenti morti tra una dichiarazione indignata e l’altra.
Sono 5 i consiglieri regionali del PD che hanno poi aderito alla misura. Oltre a Scandella, Casati, Astuti e Bocci, figura anche Matteo Piloni.
Va precisato: Piloni era assente durante il voto in aula. Nessuna opposizione formale, solo una mancata partecipazione. Ma oggi ciò che conta è l’adesione volontaria a un sistema che il partito aveva ufficialmente criticato.
Coerenza e credibilità: una frattura interna
Il caso solleva un problema che va oltre i nomi: riguarda la tenuta etica e politica di una forza di opposizione. Se una norma viene definita ingiusta o sbagliata, perché poi vi si accede?
Non è un ritorno, è una continuità mascherata
Il vitalizio, in fondo, non è mai del tutto scomparso. Ha solo cambiato etichetta, formula e narrazione. In un momento storico in cui la fiducia nella politica è fragile, scoprire che anche chi si era detto contrario ai privilegi poi vi aderisce mina ulteriormente il rapporto tra istituzioni e cittadini.
E, ancora una volta, a pagarne il conto saranno proprio loro. Sì, perché per garantire questo nuovo privilegio la Regione ha calcolato un costo potenziale stimato – tra fondo, rivalutazioni e assegni futuri – di oltre 800.000 euro l’anno.
Ma tranquilli, li recupereranno tagliando i cerotti agli ospedali.
Marco Degli Angeli
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