Il commento

06 ago 2025
Piloni

I paradossi della politica: più soldi per i vitalizi che per i ventilatori nelle carceri. Ma nel frattempo la passerella è d'obbligo

Il carcere di Cremona scoppia: 550 detenuti stipati in una struttura progettata per ospitarne 380. Celle roventi d’estate, sovraffollamento cronico, personale allo stremo, diritti ridotti al minimo.

Eppure, come tiene a far sapere il consigliere regionale Matteo Piloni, “qualcosa si muove”: una sezione a cella aperta, qualche contratto di lavoro per una ventina di detenuti, un timido spiraglio.

Bravo Piloni, che visita il carcere anche ad agosto, quando molti preferiscono la montagna al muro di cinta. Ma poi arriva la stonatura, quella che rende tutto più amaro.

Due settimane fa, in Consiglio Regionale – lo stesso in cui siede Piloni – è passato un emendamento da 100mila euro per ventilatori e deumidificatori destinati alle carceri lombarde. Il minimo sindacale per affrontare le estati da 40 gradi tra le sbarre. Bene? Sì, ma non benissimo.

Perché nella stessa Regione, nello stesso Consiglio, è stato appena ripristinato il sistema del "vitalizio rivisitato" per gli ex consiglieri. O, per non turbare le coscienze, chiamiamoli “assegno previdenziale contributivo”, misura a cui anche Piloni (assente al momento della votazione della legge che aveva visto il PD schierarsi contro) ha aderito. 

Totale a carico di Pantalone?: oltre 250mila euro l’anno per integrare i versamenti dei consiglieri. Cioè, più del doppio di quanto destinato ai detenuti che boccheggiano nel caldo.

Un piccolo dettaglio: l’emendamento sui ventilatori non è ancora stato erogato. I fondi verranno stanziati solo dopo la delibera di giunta. E, tra attese e burocrazia, i primi ventilatori potrebbero arrivare a ottobre. Mentre per i redivivi “vitalizi”, tutto è già stato apparecchiato. Si chiama priorità.

Ora: se il carcere “non è un mondo a parte”, come dice Piloni, allora forse chi siede in Regione avrebbe potuto dare il buon esempio. Magari rinunciando a un privilegio anacronistico, e chiedere per tempo la destinazione di quei soldi a chi vive davvero in condizioni di disagio.

Oppure, perché no, chiedere agli 80 consiglieri regionali e agli assessori di mettere mano al portafogli: con 1.000 euro a testa si potrebbero anticipare l’acquisto di ventilatori e deumidificatori e anticipare i tempi della burocrazia.

A meno che il vero disagio non sia rinunciare a qualche euro sul proprio conto, o accettare un trattamento pensionistico uguale a quello di tutti gli altri cittadini.

Perché va bene visitare le carceri, parlarne sui social e auspicare più fondi. Ma se poi si continuano a difendere e godere privilegi a vantaggio di chi è già garantito, l’indignazione rischia di sembrare un po’ meno credibile.

Soprattutto per chi, dentro quelle celle, non ha ventilatori né rendite pensionistiche. Solo caldo. E silenzio.

Marco Degli Angeli

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