Il commento

30 dic 2025
Nuovo ospedale Cremona

Il nuovo ospedale e il partito unico del silenzio: tutti ne parlano, tutti commentano, ma nessuno controlla e nessuno chiede. Tranne il Comitato

C'è una politica che ama parlare. Ama commentare, intervenire, farsi vedere. È sempre pronta quando c'è una telecamera, una cerimonia, un nastro da tagliare o un finanziamento da rilanciare come fosse una conquista personale, anche quando il merito è altrove.

E poi c'è la politica che dovrebbe parlare, ma non lo fa. Quella che, di fronte alle decisioni importanti, si defila. Ed è proprio questa assenza che oggi pesa sul futuro della sanità cremonese.

C'è una costante, nella vicenda del nuovo ospedale di Cremona: non il progetto, non i costi, non le promesse. La costante è l'assenza di responsabilità e di azioni concrete.

Tutti parlano. Tutti commentano. Nessuno controlla. Tutti sanno. Nessuno chiede.

In questo deserto di assunzioni di responsabilità, l'unica presenza stabile è paradossalmente quella che non ha potere: il Comitato per la riqualificazione dell'ospedale esistente. Da mesi — non da giorni — produce documenti, solleva obiezioni puntuali, segnala anomalie procedurali, chiede confronti tecnici ed economici. Sempre le stesse domande, sempre senza risposta.

Non slogan, ma carte. Non post, ma osservazioni formali.

La più semplice — e per questo la più imbarazzante — riguarda il confronto dei costi. Quanto costa riqualificare l'ospedale esistente? Quanto costa costruirne uno nuovo? E soprattutto: quali benefici aggiuntivi giustificano una spesa che si annuncia gigantesca?

Domande elementari, da amministrazione ordinaria. Eppure, a oggi, un confronto serio costi/benefici non esiste. Non perché sia segreto. Perché non è mai stato fatto.

E qui entra in scena la politica. O meglio: non entra.

Maggioranza e opposizione si muovono come comparse prudenti. Qualche dichiarazione per segnare il territorio, qualche atto simbolico, qualche interrogazione per poter dire "noi lo abbiamo detto".

Poi basta. Nessuno che pretenda un'analisi comparativa ufficiale. Nessuno che chieda conto dell'iter. Nessuno che porti la questione dove dovrebbe stare quando si parla di centinaia di milioni di euro pubblici: davanti agli organi di controllo.

Già, la Corte dei Conti. Quella grande assente, evocata da nessuno. Eppure sarebbe il luogo naturale per chiedere chiarimenti formali su una procedura che procede spedita senza aver mai messo nero su bianco l'alternativa.

Ma chiedere l'intervento della Corte dei Conti significa fare una cosa pericolosa, in politica: assumersi una responsabilità personale. Mettere una firma. Esporsi. Meglio di no. Strategia politica. Quieto vivere. Gli equilibri tra le parti vengono prima di tutto. Serve preservare la narrazione tanto cara al bipolarismo.

E così anche i partiti d'opposizione in Regione Lombardia preferiscono restare in disparte. Le raccolte firme per una "nuova sanità" servono soprattutto ad alimentare il teatrino della politica: qualche cartello in aula, qualche striscione indignato srotolato davanti al Pirellone.

Così si va avanti per inerzia, che è la forma più comoda di governo. "Ormai è deciso", dicono alcuni. "Non si può tornare indietro", aggiungono altri. Frasi perfette per lavarsi le mani. Peccato che le decisioni irreversibili, in democrazia, dovrebbero essere anche le più motivate, le più trasparenti, le più controllate.

Nel frattempo, la sanità locale certifica la carenza di personale. Mancano infermieri, mancano condizioni di lavoro dignitose, mancano risorse umane. Ma questo non rallenta nulla.

Si costruirà una struttura nuova di zecca e poi, si vedrà. Una Ferrari senza pilota, pagata con soldi pubblici.

Il Comitato insiste, documenta, segnala. La politica tace, galleggia, aspetta.

Aspetta cosa, esattamente? Che l'opera diventi troppo grande per essere discussa? Che il costo diventi troppo alto per essere messo in dubbio? Che il tempo renda tutto inevitabile?

In questa storia non mancano le opinioni. Mancano gli atti.

E quando nessun amministratore, nessun decisore pubblico, nessuna forza politica chiede formalmente conto di una spesa colossale senza un confronto alternativo, il problema non è il nuovo ospedale.

Il problema è chi avrebbe il dovere di controllare e ha scelto di non farlo.

E così, mentre il 2026 cinese sarà sotto il segno del Cavallo di Fuoco, quello della politica cremonese rischia di restare sotto il segno delle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo.

Tanti auguri scomodi a chi ha abolito l'abuso d'ufficio e ha indebolito i poteri di controllo, a partire dalla Corte dei Conti.

Tanti auguri scomodi a chi guadagna 9.000, 10.000, 15.000 euro al mese e non esercita azioni concrete per difendere l'interesse dei cittadini.

Ma anche tanti auguri sinceri a chi si documenta, si informa, dedica tempo ed energie all'interesse pubblico e prende posizione senza strategie, senza tornaconti e senza appartenenze di comodo.

Perché, in mezzo a tanto silenzio, chi fa domande resta l'unica vera forma di opposizione.

Marco Degli Angeli

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