Il commento
30 lug 2025
Parole come pietre? Solo se i fatti le rendono pesanti. A Crema ci si indigna per la frase della consigliera Tacca, va bene. Ma chi finge di non vedere?
Nel Consiglio comunale di Crema si è recentemente consumata una scena ormai nota: consiglieri del centrodestra che abbandonano l’aula in segno di protesta, comunicati indignati, accuse di “odio”, appelli al Prefetto e minacce di segnalazioni alla Procura. Tutto per una frase pronunciata dalla consigliera Donatella Tacca: “Il governo Meloni ha le mani sporche di sangue”.
Parole forti, senza dubbio. Ma davvero offensive? O solo scomode?
I fatti, prima delle reazioni
La reazione della minoranza è stata immediata e unanime: “frase indecente”, “pagina vergognosa”, “attacco al governo democraticamente eletto”. Si è parlato di odio, divisione, indegnità istituzionale. Ma al di là dello sdegno, non si è entrati nel merito. Nessuno ha smentito né contestato nel merito la dichiarazione. Perché?
Proviamo a ripercorrere insieme le azioni del governo Meloni.
Il governo italiano, da ottobre 2023 a oggi, non ha adottato alcuna misura concreta contro Israele, nonostante un’offensiva a Gaza che secondo le Nazioni Unite ha prodotto oltre 40.000 morti (stima OCHA, luglio 2025), il 70% dei quali civili, con almeno 14.000 bambini uccisi. L’UNICEF ha recentemente lanciato l’allarme: oltre 100.000 bambini rischiano la morte imminente per fame e sete.
Intere aree di Gaza sono oggi inabitabili. La Corte Internazionale di Giustizia ha riconosciuto il rischio concreto di “genocidio in corso” e imposto misure cautelari a Israele.
Eppure, l’Italia resta tra i pochi Paesi europei a non aver interrotto le esportazioni militari, a non aver sospeso il memorandum di cooperazione militare con Israele (che sarà rinnovato nel 2026), a non aver mai appoggiato mozioni parlamentari per sanzioni o congelamento degli accordi. Nessun ambasciatore è stato richiamato; nessun segnale concreto è stato inviato.
Le parole senza le azioni
La premier Meloni ha parlato di "situazione drammatica e ingiustificabile”(maggio 2025) e definito “inaccettabili” certi attacchi israeliani. Ma a queste parole non è seguita alcuna azione concreta.
Il vicepremier Tajani ha dichiarato, più volte, che Netanyahu non sarà arrestato in Italia, anche in presenza di un mandato della Corte Penale Internazionale. Ha anche ribadito che l’Italia non ritiene che Israele stia commettendo un genocidio.
Il ministro della Difesa Crosetto ha parlato di “crimini di guerra” in Aula, ma non ha chiesto la sospensione del partenariato. Il centrodestra in Parlamento ha respinto tutte le mozioni che chiedevano una presa di posizione forte: sanzioni, sospensione degli accordi, riconoscimento dello Stato di Palestina.
Nel frattempo, le esportazioni militari italiane verso Israele non si sono mai fermate. Tra il 2024 e il 2025 sono stati esportati oltre 40 milioni di euro in armamenti, radar, droni, aerei da addestramento e tecnologie dual-use (dati SIPRI e Coeweb-ISTAT). Alcuni contratti sono stati sottoscritti anche dopo l’inizio dei bombardamenti su Rafah e Khan Yunis, dove sono stati colpiti campi profughi e ospedali.
La condanna selettiva del centrodestra
In questo contesto, sorprende che il centrodestra cremasco abbia scelto di indignarsi non per i morti a Gaza, non per i crimini denunciati dalle Nazioni Unite, ma per una frase detta in aula comunale.
Non si è udita una sola parola sulle responsabilità effettive del governo, sul ruolo dell’Italia nella crisi in corso, sulle esportazioni di armi. L’indignazione si è concentrata sulla forma, ignorando il contenuto.
Si è chiesto il rispetto delle istituzioni, ma non si è parlato del rispetto del diritto internazionale. Si è evocata la democrazia, ma non si è citata la sospensione della vita democratica nei territori palestinesi occupati. Si è parlato di offesa ai cittadini italiani, ma non si è mostrata alcuna empatia verso i civili palestinesi che sopravvivono sotto le bombe e tra le macerie.
Chi offende davvero le istituzioni?
È lecito chiedersi: offende di più una frase detta in aula o una realtà documentata che si finge di non vedere? È più “vergognoso” denunciare un genocidio in corso e attaccare politicamente l’attuale governo anche con parole forti, o fare finta che non ci riguardi?
Nel 1994, mentre andava in scena il genocidio del Ruanda, anche allora molti governi democratici restarono fermi, invocando la prudenza diplomatica. La storia li ha poi giudicati.
La consigliera Tacca ha pronunciato parole che disturbano, certamente. Ma a disturbare davvero qualcuno, forse, non è la frase...
In alto foto di hosny salah da Pixabay
Marco Degli Angeli
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