Il commento

27 ott 2025
Nucleare

Si torna a parlare del nucleare. La prima "spia" concreta è un incontro nazionale in programma dove? Presso l'acciaieria di Arvedi a Terni

Il tema torna ciclicamente. E negli ultimi tempi, da un anno a questa parte, è tornato alla ribalta più volte, sull'onda di dichiarazioni di politici e industriali. “Occorre puntare sul nucleare”, è il mantra.

E a due passi da Cremona, inutile ricordarlo, c'è Caorso, con la sua centrale chiusa da decenni. Centrale della quale si è tornati a parlare pochi mesi fa, nell'aprile scorso, quando Gian Luca Artizzu, amministratore delegato della Sogin, durante l'evento promosso dalla Lega e dall'inequivocabile titolo “Il nucleare sostenibile: l’Italia riparte!”, ha dichiarato che “Noi smantelliamo gli impianti non smantelliamo i siti”, siti che “sono stati progettati e manutenuti per ospitare una centrale nucleare e sono la naturale destinazione per un futuro nuovo impianto”.

In altre parole, il sito che ospita la centrale nucleare di Caorso, ha fatto intendere Artizzu, potrebbe ospitare un nuovo impianto per la produzione di energia nucleare.

E sempre in questa direzione va la dichiarazione rilasciata da Carlo Calenda a inizio anno: "Caorso è un gioiello di efficienza. Questa centrale andrebbe riaperta con tecnologie più avanzate".

Particolare da non scordare: tra il 2020 e il 2021 la Fondazione Arvedi – Buschini ha finanziato con 150.000 euro Azione, il partito di Calenda. Tutto legittimo e tutto pubblico.

Insomma, segnali, indizi che suggeriscono – laddove ve ne fosse ancora bisogno – che da più parti si sta pensando di rimettere in pista “Arturo”, come viene chiamata la centrale di Caorso.

A suo tempo, il coordinatore degli Stati Generali Clima Ambiente Salute di Cremona, Marco Pezzoni, ha messo in guardia: "Cremona vicina al Po, con un’area industriale che va dalla Tamoil fino al porto canale e al polo siderurgico, è tra le candidature più probabili per uno o due moduli di SMR di terza generazione, reattori nucleari di piccola taglia sempre a fissione e raffreddati ad acqua".

Si era a gennaio. Salto temporale e pochi giorni fa ecco spuntare una notizia che, se presa in sé potrebbe anche lasciare il tempo che trova, ma che se inserita in questo quadro assume una valenza tutt'altro che trascurabile.

A pubblicarla è l'online “Umbria On”, che il 22 ottobre ha titolato: “Nucleare, ricerca e innovazione: Terni ospita un evento di rilievo nazionale”. Già, e dove si terrà questo incontro? Ce lo dice sempre Umbria On: “Il 3 e 4 novembre prossimi, nella biblioteca storica Arvedi-Ast, si terrà la giornata di studio ‘Materiali per il nucleare: sfide e opportunità’ promossa dall’Associazione italiana di metallurgia (Aim) e organizzata dal Centro di studio Materiali per l’Energia”.

In soldoni: si terrà presso la biblioteca dell'impianto siderurgico di Terni, di proprietà del Gruppo Arvedi.

E la domanda, come si suol dire, sorge spontanea: se si sta muovendo qualche pedina per un ritorno al nucleare in quel di Terni, è possibile pensare che l'acciaieria di Cremona se ne resti a guardare?

Anche qui, la risposta è tra le righe dell'articolo di Umbria On: "Negli ultimi anni – riporta la nota di presentazione di Arvedi-Ast – il tema del ritorno al nucleare è tornato al centro del dibattito energetico nazionale e internazionale anche alla luce delle sfide poste dalla transizione energetica e dalle tensioni geopolitiche che rendono sempre più urgente individuare fonti energetiche stabili e sostenibili. In questo contesto, Terni si prepara ad ospitare un appuntamento di rilievo nazionale dedicato alla ricerca e all’innovazione in campo nucleare".

E' un dato di fatto che il nucleare, per la siderurgia e l'industria pesante in generale rappresenterebbe una grossa occasione per contenere i costi di produzione, in questi ultimi anni lievitati. E l'appuntamento in programma a Terni, in quest'ottica, sembra essere il proverbiale rompighiaccio per riaprire il dibattito, e a cascata, possibilmente, arrivare sin qui, in quel di Caorso.

E d'altra parte, da come viene presentato, l'evento si preannuncia apertamente a favore del ritorno del nucleare.

Durante le due giornate – annota Umbria On – interverranno esperti di livello nazionale provenienti da enti di ricerca, università e imprese del settore, affrontando temi che spaziano dagli ‘small modular reactors’ e dai reattori di IV generazione, alle sfide dei materiali per la fusione nucleare e alle innovazioni impiantistiche e di processo”.

La nota di Arvedi Ast, dal canto suo, prosegue chiarendo che "L’obiettivo è offrire un quadro aggiornato del panorama nucleare e promuovere una discussione costruttiva su come l’industria dei materiali possa contribuire alla transizione energetica e alla decarbonizzazione. Tra i temi al centro delle relazioni: le nuove frontiere della tecnologia nucleare, i benefici ambientali, la ricerca sui materiali avanzati e le esperienze industriali, con il contributo di realtà come RSE, Politecnico di Milano, Università di Perugia, ENEA, RINA, XNANO, Ansaldo Nucleare, Nuclitalia, Newcleo, Seamthesis, Transvalor, CNR, AIPE e Acciai Speciali Terni (Arvedi-Ast)".

Emblematica, a questo proposito la chiusura del coordinatore dell'incontro, il professor Andrea Di Schino, docente dell’Università degli Studi di Perugia e presidente del corso di laurea in ingegneria industriale del polo scientifico didattico di Terni, che commenta: “Eventi come questo contribuiscono a radicare l’università nel territorio e a diffondere una cultura scientifica aperta, dialogante e capace di affrontare in modo realistico le sfide dell’energia e della sostenibilità”.

In altre parole, si inizia a rompere il ghiaccio e le voci che da tempo ruotano attorno a un possibile ritorno del nucleare nella nostra zona, soprattutto a beneficio dell'acciaieria, cominciano ad assumere una discreta consistenza.

Insomma, si tratta di mettere insieme i pezzi, in definitiva. Vecchie dichiarazioni, esigenze reali del comparto industriale, politica nazionale e... congressi. E il quadro comincia a delinearsi: la "riabilitazione" del nucleare è iniziata e procede spedita.

Federico Centenari

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