L'inchiesta

09 lug 2025
Masterplan 3C

"Io ci CRedo", il braccio operativo del Masterplan 3C: ma i cittadini cosa ne sanno? E soprattutto, soldi, soldi e ancora soldi, ma per fare cosa?

«Un piano ambizioso», dicevano. «Il rilancio del territorio», assicuravano. «Un modello da esportare», sognavano. Poi si sono svegliati. E noi con loro.

Nel 2022 lo avevano annunciato come il nuovo Rinascimento padano. Teatro Ponchielli, toni solenni, standing ovation, pacche sulle spalle e foto di gruppo: nasceva l’ATS “Io ci CRedo”, braccio operativo del Masterplan 3C, il “piano strategico per lo sviluppo del territorio cremonese”. C’erano tutti: sindaci, presidenti, associazioni, industriali. Quella sera si respirava il clima delle grandi occasioni.

«Un progetto per mettere a terra idee e visioni», sosteneva qualcuno. «È l’inizio di una nuova stagione di sviluppo», giurava qualcun altro. «Non solo le grandi capitali possono pianificare il futuro: anche Cremona».

Parole, parole, parole. Mina ci aveva visto lungo.

«Con questa operazione rendiamo Cremona più competitiva», «Un piano strategico mai visto prima», «Un’opportunità storica», «Il Masterplan 3C sarà il nostro faro», «Io ci CRedo, io ci sono».

E noi, nel dubbio, cominciammo a cercare l’uscita di sicurezza. Il sogno. O il sonno.

L’ATS nasce come braccio operativo del Masterplan. Detto così sembra una roba tipo Marvel, ma oggi sono in tanti a chiedersi: «Ma dove sono finiti i superpoteri?»

Partenza in pompa magna, certo. Poi? Un primo consiglio degli associati a novembre 2022 per eleggere il comitato di gestione. E poi? Silenzio.

Tre – dicasi tre – cantieri su quattordici aperti nella primavera 2023 e poi avanti (si fa per dire) con il freno a mano tirato. Nessun progetto, ad oggi, pubblicato. Una selezione per trovare un “responsabile operativo”? Prima andata deserta, poi quattro candidati… tutti scartati. Non idonei. 

Nel frattempo, nessuna pagina web ufficiale dove poter leggere un bilancio pubblico, un rendiconto. Gli unici bollettini? Quelli diramati dalla segreteria tecnica (gestita da REI), che di tanto in tanto fa il riassunto di qualche tavolo d'approfondimento. Nulla di più.

Le parole d'ordine sono confronto, sinergia, ma poi nella realtà tanti autogol – come quello del pasticcio della tangenziale di Dovera, messa in competizione, come in un derby, con quella di Casalmaggiore. Ma quindi, la visione comune – giusta o sbagliata che sia – esiste davvero?

I soldi, ovviamente, sono arrivati.

Ma come funziona l'adesione a questo club? Ogni Comune versa una quota in base alla popolazione (minimo 100 euro, massimo 5.000). La Provincia e la Camera di Commercio 5.000 ciascuna. Le associazioni 2.500, i sindacati 2.000. Un po’ di privati a 1.500. Totale stimato: circa 70.000 euro all’anno. In due anni: 140-150.000. Al 31 dicembre 2024, la cassa dell’ATS superava i 145.000 euro. Intestata alla Provincia, naturalmente, che funge da tesoriere dell’operazione.

Ma per fare cosa? Le spese? I verbali? I documenti progettuali? Le ricadute concrete? Boh.

L’anno del risveglio

Improvvisamente, nel marzo 2025, l’ATS rinasce. C’è fermento, si dice. Si aprono cantieri come fossero uova di Pasqua: formazione, infrastrutture, fiera, agroalimentare… C’è chi ha rilanciato: «In gioco c’è il futuro dell’intero territorio provinciale». «Le prossime settimane saranno risolutive».

Peccato che siano passati tre anni. Più che un risveglio, pare un sussulto pre-elettorale. È il momento in cui le idee tornano di moda, ma solo nei discorsi di chi non le ha mai applicate.

L’ATS che non doveva esserci più. E invece c’è ancora. Già, perché secondo lo statuto l’ATS doveva chiudere i battenti il 31 dicembre 2024. Invece, miracolo: si va avanti fino al 2026. Come? Quando? Con quali delibere? Approvate da chi?

Ai posteri l’onere della caccia al verbale.

La proroga è stata votata dal consiglio direttivo nel gennaio 2025. Ma era ancora titolato ad agire? In quali Consigli comunali si è discusso del tema? Poca discussione pubblica, poco dibattito.
Ma chi rappresentano davvero i soci, oggi? Quanti Comuni hanno effettivamente confermato l’adesione post-2024? E con quali atti?

Nel 2022 i Comuni aderenti erano oltre 80. Oggi? Nessuno si è preso la briga di pubblicare l’elenco aggiornato. Nessun atto è consultabile facilmente.

E per quanto riguarda i fondi in cassa al 31 dicembre 2024?

Oggi, tra l’entusiasmo retorico di ieri e la noia amministrativa di oggi, resta solo una domanda: “Ma ci credevano davvero?”

Il sospetto è che si vada avanti per inerzia, tra riunioni formali e dichiarazioni roboanti, senza che nessun cittadino abbia davvero capito a cosa serve questo apparato associativo, e soprattutto chi ci sta dentro e perché.
Si?

Nel frattempo, le spese continuano. I tavoli si aprono. I comunicati si moltiplicano. I risultati... si aspettano.

Come diceva Flaiano: “La situazione è grave ma non è seria.”

Marco Degli Angeli

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