L'inchiesta
12 dic 2025
Stop al maxi-impianto di biometano a Malagnino: vittoria collettiva. E la Provincia riporta i dati sui danni da inquinamento: morti premature, leucemie e aborti
Nel silenzio dei media più forti di Cremona e senza proclami da parte dei protagonisti della vicenda, nei giorni scorsi è stata portata a casa un'importante vittoria a tutela del paesaggio, dell'ambiente e della salute del Cremonese.
La Provincia di Cremona guidata da Roberto Mariani ha infatti “stoppato”, con una delibera di tre giorni fa, la proposta di realizzare un maxi-impianto di biometano nella località Visnadello (Malagnino).
La determina precisa meglio i termini del progetto, proposto dalla società milanese Viskopria – Società Agricola a RL, per la “realizzazione di un impianto alimentato a reflui zootecnici e sottoprodotti per la produzione di biometano (550 Sm3/h) in comune di Malagnino (CR), presso Loc. Visnadello”.
La vicenda nasce nel 2024, quando i residenti della zona notano alcune persone intente a effettuare rilievi nell'area interessata. Dopo aver acquisito informazioni, si è saputo che i rilievi erano finalizzati a realizzare un impianto di biometano molto vasto, formato da otto cupole disposte su un'area di 4/5 ettari.
Ed è a questo punto che entrano in campo i cittadini, in particolare quelli aderenti al Comitato “Biometano No Grazie – Malagnino”.
Spiega il referente Vincenzo Duchi: “Una volta appreso del progetto, abbiamo raccolto circa 150 firme tra gli abitanti, nel tentativo di opporci alla costruzione di un impianto che avrebbe devastato il paesaggio agricolo, avrebbe comportato odori e l'aumento di traffico pesante. Si pensi solo che l'idea era quella di far percorrere la via Giuseppina a decine di trattori e automezzi”.
“Noi – precisa Duchi – non abbiamo nulla contro la singola azienda che realizza il suo impianto al servizio della sua attività, ma in questo caso si trattava di una grossa operazione, di un impianto industriale”.
Dopo aver raccolto le firme, il Comitato ha contattato l'amministrazione comunale di Malagnino e quella di Bonemerse, altro territorio che sarebbe stato interessato dal progetto.
Spiega Duchi: “Le amministrazioni comunali e i gruppi sia di maggioranza che di minoranza si sono mostrati subito molto sensibili su questo tema. Ed è questo che ci ha fatto molto piacere, perché si è creato un circolo virtuoso nel quale ognuno, dai cittadini alle istituzioni, enti come Arpa, ATS e altri ancora, ha fatto la sua parte egregiamente, dimostrando le tante incongruenze del progetto. Insomma, siamo di fronte a un esempio virtuoso, nel quale ognuno, facendo la propria parte, ha dimostrato che il territorio può essere difeso anche da grandi gruppi e da grosse speculazioni”.
E il risultato è arrivato pochi giorni fa con la decisione della Provincia di Cremona, che in un lungo atto ufficiale entra nel dettaglio della proposta e chiude annotando: “Si ritiene che la documentazione tecnica non sia sufficientemente esaustiva e non restituisca un quadro esauriente della proposta progettuale oggetto dell’attuale istanza. Inoltre, considerato che l’adeguamento dell’istanza alle richieste di integrazioni e alle osservazioni in merito alla documentazione formulate dagli enti interessati presuppone una modifica integrale della proposta progettuale presentata e che i tempi della concertazione necessaria alla definizione del progetto per l’accesso viabilistico dell’impianto sarebbero incompatibili coi tempi del procedimento in essere, si avvisa che si intende procedere al rigetto della pratica relativa al progetto”.
Prosegue la Provincia: “Gli istanti potranno presentare per iscritto a questa Amministrazione entro 10 giorni dalla data di ricevimento della presente comunicazione, le proprie osservazioni in merito eventualmente corredate da documenti. Nel caso tali osservazioni non siano presentate, ovvero la documentazione non sia ritenuta idonea e sufficiente a determinare ulteriori sviluppi dell’istruttoria in argomento, si provvederà alla formale adozione del provvedimento di archiviazione del procedimento”.
In soldoni: la Provincia, preso atto delle lacune del progetto, invita la società proponente a modificarlo presentando osservazioni in soli dieci giorni. In mancanza di osservazioni il progetto verrà definitivamente rigettatato.
TERRITORIO COMPROMESSO - I DATI
Ma ecco alcuni dei passaggi più significativi del documento della Provincia, che recepisce gli esiti dello Studio Epidemiologico condotto qualche anno fa (sebbene non in modo così approfondito come la materia avrebbe richiesto).
“L’impianto - scrive la Provincia - rappresenterebbe certamente un significativo incremento di traffico e di conseguente inquinamento da polveri sottili in un’area già definita dalle massime Autorità Sanitarie provinciali e regionali ad alto rischio per quanto attiene le patologie derivanti dall’esposizione cronica a PM10 e PM2,5. Un’indagine epidemiologica condotta da ATS Val Padana (2008–2018) ha messo in luce a Cremona dati preoccupanti per la salute infantile”.
Prosegue l'ente: “Lo studio, presentato dopo anni di rinvii e polemiche, non ha individuato responsabilità dirette di singoli impianti, ma il suo obiettivo era più ampio: comprendere la ricaduta sanitaria su un’area ad alta densità industriale, analizzando le condizioni di salute della popolazione nel lungo periodo".
Ebbene: "Tra i risultati emersi a seguito di tale studio, si segnala che, in dieci anni, nella Provincia di Cremona sono stati registrati 269 casi di leucemia acuta. Di questi, il 32,7% ha colpito minori (0–18 anni) per la forma linfoide acuta, nonostante i minori rappresentino solo il 7,8% della popolazione. La correlazione con le concentrazioni di PM10 è stata definita “non conclusiva”, ma statisticamente compatibile con un trend allarmante. Sono stati inoltre sottolineati effetti già in gravidanza: aborti spontanei, prematurità, basso peso”.
Indicazioni, dati e numeri pesanti, che dimostrano ancora una volta quanto il Cremonese sia ormai un'area compromessa dal punto di vista ambientale.
Prosegue la Provincia: “Lo stesso studio ha analizzato anche il periodo 2011–2019, con focus sulla salute neonatale. I risultati hanno mostrato un aumento del rischio di aborto spontaneo legato ai livelli di PM2.5 nel primo trimestre di gravidanza, un incremento di prematurità e di basso peso alla nascita, correlati a NO2 e PM. Vista tale situazione si rileva la necessità di una Verifica di Impatto Sanitario”.
Insomma: in un atto ufficiale dell'ente provinciale viene messo nero su bianco quanto il Cremonese sia esposto a enormi rischi ambientali e a carico della salute dei cittadini.
Ecco perché la vittoria del Comitato di Malagnino rappresenta un punto fermo, un segnale importantissimo per questa nostra realtà: opporsi a progetti che aggraverebbero le condizioni ambientali del territorio è possibile.
E con il contributo di tutti, vincere non è affatto impossibile.
La foto è tratta dalla pagina Facebook "Malagnino Informa".
Federico Centenari
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