L'inchiesta
11 nov 2025
Il domino LGH–A2A e la sentenza del TAR di Lodi che può cambiare tutto: il 12 novembre si potrebbe riscrivere la mappa della gestione rifiuti nel sud Lombardia
È attesa per domani, 12 novembre, la decisione del TAR della Lombardia sul ricorso presentato da Aprica Spa (gruppo A2A) contro il Comune di Lodi, che la scorsa estate ha dichiarato cessato per legge l’affidamento del servizio rifiuti. Una decisione che, a seconda dell’esito, potrebbe produrre un effetto domino anche nel cremonese, dove le condizioni giuridiche degli affidamenti sono analoghe.
A Lodi, il Comune ha motivato la propria scelta (seppur con ritardo di oltre un lustro) sostenendo che il contratto in essere — originariamente affidato in house ad ASTEM — non potesse essere “ereditato” da Aprica attraverso A2a, società a partecipazione privata, senza una gara pubblica.
Un’interpretazione coerente con il Decreto 179/2012, che imponeva la cessazione delle gestioni non conformi entro il 2018, e con la sentenza della Corte di Giustizia UE del 12 maggio 2022, che ha stabilito l’illegittimità del trasferimento di servizi pubblici da società in house a soggetti privati o misti senza gara.
Un nodo che nasce nel 2016
Tutto parte dall’operazione del 2016, quando A2A acquisì il 51% di LGH (Linea Group Holding), la multiutility controllata dai Comuni di Cremona, Crema, Lodi, Pavia e Rovato. L’ANAC, con delibera n. 172 del 2018, aveva già giudicato l’operazione non conforme alle regole europee, evidenziando la mancanza di un confronto concorrenziale.
Il TAR del Lazio confermò la posizione dell’Autorità l’anno successivo. Nel 2021, infine, la Procura regionale della Corte dei conti avviò un’istruttoria per valutare l’eventuale danno erariale per i Comuni coinvolti, Cremona e Crema inclusi. Da allora, però, il fascicolo non è stato ancora chiuso.
Cremona: la stessa trama
Anche a Cremona, l’affidamento ad Aprica avvenuto senza gara è da tempo oggetto di critiche da parte delle opposizioni, che richiamano proprio i precedenti lodigiani. Secondo alcune ricostruzioni, il Comune non avrebbe mai aggiornato il contratto alla luce delle modifiche normative intervenute dopo il 2018.
In città il clima è di attesa: se il TAR confermasse la legittimità della revoca di Lodi, anche Cremona potrebbe essere costretta a rivedere il proprio rapporto con Aprica.
Crema e il possibile ritorno in house
Sul versante cremasco, intanto, si osservano segnali che, letti insieme, farebbero pensare a una volontà dei Comuni di tornare alla gestione pubblica diretta del servizio. L’affidamento attuale a Linea Gestioni (gruppo A2A) si avvicina alla scadenza, e nel frattempo Consorzio.it, società in house dei Comuni cremaschi, ha completato un investimento di oltre 2 milioni di euro per l’adeguamento e la messa in sicurezza delle piazzole ecologiche di 35 Comuni del territorio.
Un progetto che può essere letto come un passo deciso per definire più chiaramente il perimetro delle infrastrutture territoriali proprio in vista dei futuri riaffidamenti del servizio. Scelte strategiche che, sommate all’inattività di A2A sul nuovo centro raccolta di Santa Maria, lasciano intravedere un possibile cambio di strategia.
Il ritorno della Corte dei conti
Il capitolo LGH–A2A è tutt’altro che archiviato. Il recente procedimento aperto dalla Corte dei conti nei confronti del sindaco di Seregno, per una fusione analoga tra A2A e AEB, ha riportato sotto i riflettori anche il caso cremasco. Nei documenti della procura contabile, infatti, compare nuovamente il parere ANAC del 2018 sulla fusione LGH come riferimento diretto.
Un verdetto che può ridisegnare il territorio
La sentenza del 12 novembre non riguarderà solo Lodi, ma potrebbe riscrivere la geografia della gestione dei rifiuti nel sud della Lombardia. In caso di conferma della revoca, Cremona e Crema dovranno decidere se seguire la stessa strada, aprendo le porte a nuovi modelli pubblici di gestione o a gare d’ambito sovracomunale.
Per A2A, significherebbe rimettere in discussione contratti da diversi milioni di euro. Per i Comuni, una sfida: scegliere se tornare al controllo diretto dei servizi o imboccare, di nuovo, la via dei partenariati industriali.
Marco Degli Angeli
© RIPRODUZIONE RISERVATA