L'inchiesta
14 lug 2025
Il triangolo inquinato Cremona, Brescia, Mantova: province sature di impianti industriali, digestori e inceneritori. Tutti i dati dei documenti ufficiali
C’è un pezzo d’Italia dove respirare è diventato un atto di coraggio più che di vita. Lo chiamano “triangolo padano”: un’area che unisce Brescia, Cremona e Mantova, tre province lombarde talmente saturate di impianti industriali, allevamenti intensivi, digestori, ciminiere e inceneritori da somigliare più a un polmone meccanico che a una regione europea.
I numeri
Secondo l’ultimo aggiornamento del Registro AIA Lombardia di fine 2024, oltre 800 autorizzazioni integrate ambientali riguardano impianti industriali, 300 la gestione dei rifiuti e 750 gli allevamenti intensivi. Di queste, il 51% è concentrato proprio nelle tre province coinvolte, che non a caso sono finite sotto osservazione diretta da parte dell’Agenzia Europea per l’Ambiente.
E mentre si discute del costo delle auto elettriche, Cremona ha già il suo primato europeo: nel 2019 ha registrato 127 morti premature ogni 100.000 abitanti, equivalenti a circa 468 persone in un solo anno, per l’esposizione a inquinanti atmosferici. A seguire, Brescia con 123 e Mantova poco distante (Fonte: AEA – Air Quality Report 2024).
La mappa della pressione ambientale
A Brescia si concentra il 46% delle industrie di produzione e trasformazione dei metalli dell’intera regione: 150 impianti su 326. A Cremona operano oltre 200 impianti AIA, di cui 24 industriali/energetici e 11 dedicati ai rifiuti. A Mantova, la situazione è analoga, ma con un'aggravante: i nitrati.
Si stima che nella sola provincia di Cremona vengano allevati circa 5 milioni di capi tra pollame, suini e bovini. Il risultato? Il 95% delle emissioni di ammoniaca (NH₃) lombarde proviene da qui.
L’ammoniaca, è bene ricordarlo, è uno degli ingredienti principali per la formazione del PM10.
A questo si sommano traffico veicolare, riscaldamento domestico, attività industriali e l’inerzia politica. Le sostanze emesse dagli impianti AIA — a seconda del settore — comprendono benzene, fenoli, acido cianidrico, metalli pesanti, protossido di azoto e varie polveri inquinanti. Una miscela tipica da area industriale ad alta criticità ambientale. Altro che “filiera green”.
I dati erano già noti
Eppure la pubblica amministrazione è perfettamente a conoscenza di questi dati. Nel febbraio 2022, l’ATS Val Padana — autorità sanitaria per le province di Cremona e Mantova — scriveva questo in un parere durante una conferenza dei servizi per un impianto di biometano:
"Preme informare che le province di Cremona e Mantova sono da decenni territori critici in relazione alla qualità dell’aria, principalmente a causa di condizioni meteorologiche sfavorevoli alla dispersione degli inquinanti. Tra gli inquinanti critici di carattere sanitario rivestono particolare importanza le polveri sottili a causa dei loro effetti sulla salute. Per entrambi i territori è tuttora attuale il superamento del numero massimo di sforamenti ammessi dalla normativa per il limite giornaliero del PM10 in tutte le stazioni del programma di valutazione. Considerata l’elevata richiesta di nuovi impianti di digestione anaerobica, si rappresenta che gli impianti a combustione di biomassa potrebbero diventare una forma numerosa e diffusa di emissioni di particolato primario, aggravando ulteriormente un quadro ambientale già critico. Per tale motivo si osservano criticità in relazione alla salute pubblica correlate all’installazione di tali impianti. Tali impianti dovrebbero essere autorizzati solo nel caso in cui siano destinati a soddisfare un bisogno essenziale, come il riscaldamento domestico.”
L’espansione degli impianti
Nonostante ciò, in molti casi i pareri sanitari vengono ignorati o ritenuti secondari. Gli incentivi del PNRR hanno spinto ulteriormente la proliferazione degli impianti: in Lombardia si contano oggi 770 impianti biogas, pari al 35% del totale nazionale, con un incremento del 9% rispetto al 2023. Il 70% dei nuovi insediamenti è concentrato proprio nelle zone più compromesse: il solito triangolo della pressione ambientale.
E non è finita. L’obiettivo al 2030 è 1,8 miliardi di m³ di biometano lombardo, su 5 miliardi nazionali, secondo il piano REPowerEU. In pratica, si produce gas dai liquami… senza però un adeguato monitoraggio dei flussi di massa degli inquinanti, senza modelli di dispersione e con studi epidemiologici sempre più carenti. Come dire: ambiente sì, ma senza valutazioni scomode.
Cremona: salute infantile sotto pressione
Un’indagine epidemiologica condotta da ATS Val Padana (2008–2018) ha messo in luce dati preoccupanti. Lo studio, presentato dopo anni di rinvii e polemiche, non ha individuato responsabilità dirette di singoli impianti, ma il suo obiettivo era più ampio: comprendere la ricaduta sanitaria su un’area ad alta densità industriale, analizzando le condizioni di salute della popolazione nel lungo periodo.
Ecco alcuni risultati.
In dieci anni, nella provincia di Cremona sono stati registrati 269 casi di leucemia acuta. Di questi, il 32,7% ha colpito minori (0–18 anni) per la forma linfoide acuta, nonostante i minori rappresentino solo il 7,8% della popolazione.
La correlazione con le concentrazioni di PM10 è stata definita “non conclusiva”, ma statisticamente compatibile con un trend allarmante.
Effetti già in gravidanza: aborto spontaneo, prematurità, basso peso
Lo stesso studio ha analizzato anche il periodo 2011–2019, con focus sulla salute neonatale. I risultati mostrano: aumento del rischio di aborto spontaneo legato ai livelli di PM2.5 nel primo trimestre di gravidanza; incremento di prematurità e basso peso alla nascita correlati a NO₂ e PM.
La transizione senza giustizia
Mentre Bruxelles promuove il Green Deal — talvolta mescolato con interessi strategico-militari — qui si costruisce una transizione energetica senza una vera valutazione sanitaria. Il risultato? Nel solo 2024 sono state concesse 9 nuove autorizzazioni AIA tra Brescia e Mantova, senza valutazioni cumulative. Il 40% dei fondi PNRR destinato al biogas. E nessun piano sanitario territoriale strutturato.
Il rischio è che la vera transizione in Lombardia non sia quella ecologica, ma quella dai polmoni ai reparti di oncologia pediatrica.
Mancano all’appello: trasparenza sui flussi di massa degli inquinanti; modelli predittivi di ricaduta a terra; strategie sanitarie di prevenzione a livello territoriale; una maggiore assunzione di responsabilità da parte di chi legifera e governa gli enti pubblici.
Nel frattempo, bambini nascono sotto una cappa chimica, anziani muoiono prima del previsto, e i piani industriali avanzano senza apparente freno.
È il cosiddetto effetto cumulativo. Ma troppo spesso viene mascherato con parole come “sviluppo”, “crescita”, “difesa” o PIL.
Nella foto in alto, tratta da un video sul sito dell'ESA (European Space Agency), l'inuinamento da Pm10 sulla Pianura Padana
Marco Degli Angeli
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