L'inchiesta

07 lug 2025
Inquinamento Foto di Silke da Pixabay

La guerra non si combatte solo con i droni o nei cieli d’Ucraina: scorre nei fiumi, si deposita nei pozzi, si respira nei polmoni. Anche a Cremona

La guerra non si combatte solo con i droni o nei cieli d’Ucraina. La guerra scorre anche nei fiumi, si deposita nei pozzi, si respira nei polmoni. È una guerra senza sirene né frontiere. E in Lombardia, porta un nome preciso: PFAS.

Sostanze eterne, danni permanenti

Li chiamano “forever chemicals” perché non si degradano mai. I PFAS – sostanze perfluoroalchiliche – sono molecole usate da decenni per impermeabilizzare, proteggere, lubrificare. Li trovi nei tessuti tecnici, nelle padelle antiaderenti, in alcuni prodotti cosmetici, nei refrigeranti, ma anche nei materiali impiegati nella produzione militare: radar, proiettili, missili, elicotteri, droni. Tossici, persistenti, bioaccumulabili. Li trovi nell’acqua potabile, nel latte materno, nei fiumi. E sì, anche nel sangue. Il prezzo nascosto dell’industria che lì utilizza. 

Dalla fabbrica al sangue

Diverse inchieste – da Greenpeace al CNR – delineano una mappa preoccupante: molte delle aree più contaminate da PFAS ricadono nei distretti industriali dell’aerospazio e della chimica pesante. Non è un caso che molte zone rosse si concentrano tra: Brescia e Bergamo; la valle del Ticino; l’asse Varese-Novara; la Brianza.

Qui operano aziende che lavorano per i grandi gruppi della componentistica bellica. Cosa usano per trattare metalli e componenti? PFAS, solventi fluorurati, acidi, metalli pesanti. 

Settore edilizio, medico, energetici, elettronico, cosmetico ... La lista è lunga 

Ma la pervasività di queste sostanze si fa sentire anche in aree meno industrializzate, perché si sa, dove l’acqua scorre, l’inquinamento segue… non è un caso che ad esserne colpite siano anche le province di Lodi e Cremona.

Nella provincia di Cremona i dati parlano chiaro: negli scorsi anni in un pozzo non attivo a Crema, si erano registrati valori di PFAS 10 volte sopra il limite europeo (1386 nanogrammi/litro). 

Un'inchiesta del 2023 firmata dal quotidiano francese Le Monde aveva lanciato l'allarme su ben 11 siti cremonesi: Crema sul Canale Cresmiero, a Casaletto Ceredano sul canale Melesa, a Montodine e Sergnano sul fiume Serio, a Moscazzano nel colatore Videscola, poi ci sono due zone sull’Adda a Pizzighettone e una a Crotta d’Adda, oltre un’area lungo il Po all’altezza di Cremona e un’altra più a valle. Infine risulta una contaminazione anche a Gombito. 

Tutti i casi, riguardavano l’acqua, sotterranea o superficiale.

Infine lo scorso febbraio, a Bagnolo Cremasco, nelle acque reflue trattate dal depuratore Serio 2, sono stati riscontrati valori del congenere Pfba, in concentrazioni tra 0,2 e 0,35 microgrammi per litro, quindi oltre la soglia dei 0,2 consentiti. Le fonti inquinanti? Ignote.

Contaminazione strategica

Ecco il paradosso: la Lombardia che si proclama "green" è uno degli epicentri europei della contaminazione da PFAS. Secondo ISPRA e Arpa, almeno 68 siti contaminati, molti mai bonificati. Nel 2023, la ASST di Varese ha registrato un +17% di disturbi ormonali e tiroidei in zone industriali.

Oggi la preoccupazione cresce, soprattutto perché dopo l'approvazione del piano ReArm Europeo da parte della commissione europea chi produce per la “difesa” è considerato ancor più strategico. E lo strategico, si sa, spesso è coperto da segreti e deroghe.

Forever lobbying

Dietro i PFAS non c’è solo la chimica. C’è un sistema globale di lobby, disinformazione e resistenza normativa. L’indagine “Forever Lobbying Project”, condotta da 46 giornalisti di 16 paesi, ha smascherato le tattiche: minimizzare i rischi, creare confusione, esaltare la “necessità industriale”.

I PFAS sono centrali in settori strategici, soprattutto quello militare. Sono usati in quasi tutti i sistemi d’arma: aerei, navi, missili, radar, veicoli da combattimento. Non a caso, il Pentagono stesso ha dichiarato che i PFAS sono “fondamentali” per la difesa, e che servirebbero “decenni per trovare alternative”. Quindi, cari politici, andateci piano con i veti e le moratorie. Soprattutto oggi che i carri armati ed i caccia bomardieri sono cool, e anche i politici perdono peso con la ginnastica dinamica militare. 

L’industria bellica americana si oppone alle restrizioni e si organizza sotto la sigla SPAN – Sustainable PFAS Action.

Lobby europee: Bruxelles sotto assedio

In Europa, la proposta di vietare i PFAS lanciata da Danimarca, Germania, Olanda, Norvegia e Svezia ha scatenato una reazione furiosa dell’industria chimica. Sotto l’ombrello di “FluoroProducts & PFAS for Europe” (FPPFE), si sono riuniti colossi come BASF, Bayer, Solvay, DuPont, Chemours, Merck, Gore. A Bruxelles, decine di lobbisti attivi, svariati milioni di euro spesi ogni anno, numerosi pass per il Parlamento europeo. Questa è la “difesa” che conta davvero?

Il grande rimosso: il corpo umano

Nessuno parla dell’autonomia biologica dei cittadini. Chi misura i PFAS nel sangue dei lavoratori? Chi controlla i bambini che crescono accanto alle industrie che utilizzano questi inquinanti? Uno studio dell’Università di Padova ha dimostrato, in Veneto, il legame tra PFAS e danni neurologici, riproduttivi, tumorali. Attendiamo speranzosi uno studio lombardo.

Green Deal o green washing?

L’Europa promette transizione ecologica. Ma finanzia anche il riarmo e l’industria della cosiddetta difesa. I PFAS, intanto, continuano a contaminare. Le bonifiche si rimandano. Le comunità si ammalano.
Chi paga il prezzo? Non le aziende. Non i top gun. Non i parlamentari. Lo pagano i territori, gli ecosistemi, i corpi delle persone. 

La guerra invisibile è di fatto già qui. Non ha divise né proiettili. Ma fa ammalare  lentamente, silenziosamente, legalmente.

Si combatte nei laboratori e nei capannoni, sotto sigle innocue e bandiere strategiche.

In alto, Inquinamento, foto di Silke da Pixabay

Marco Degli Angeli

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