L'inchiesta
15 giu 2025
Senza gara, senza risposte: il caso Aprica (società del gruppo A2A), da Lodi a Cremona, e i silenzi sulla gestione dei rifiuti
A Cremona, come a Lodi, il servizio di raccolta rifiuti è stato affidato ad Aprica Spa, società del gruppo A2A, senza gara pubblica. Un’interrogazione presentata in Consiglio comunale dalle minoranze (che verrà trattata lunedì in Consiglio) ha finalmente acceso un faro sulla questione. Ma ciò che molti considerano solo un passaggio tecnico cela, in realtà, una vicenda ben più ampia: un sistema di affidamenti, fusioni societarie e silenzi istituzionali che da anni sono nel mirino della Corte dei Conti, dell’ANAC e non solo.
La trama già vista: il precedente di Lodi
Nell’estate del 2024, il Comune di Lodi ha revocato l’affidamento del servizio rifiuti ad Aprica Spa, ritenendo illegittimo il percorso che aveva portato la multiutility lombarda a gestirlo. Secondo il Comune, Aprica non avrebbe mai potuto subentrare in un contratto inizialmente affidato senza gara ad ASTEM (l’AEM lodigiana), società in house interamente pubblica. Con l’ingresso di A2A in LGH, controllante di Linea Gestioni, e la successiva fusione in Aprica, il servizio è finito in mani private senza passare da una nuova procedura pubblica. Una ricostruzione che, se confermata dai giudici, delineerebbe uno schema di elusione delle norme sugli appalti pubblici. Il TAR ha discusso il ricorso presentato da A2A contro la revoca lo scorso 23 gennaio. Il verdetto è atteso e potrebbe avere effetti anche su altri Comuni.
Cremona, stesso copione
Cremona si trova ora su una traiettoria simile. L’affidamento ad Aprica, nel mirino delle opposizioni alla giunta Virgilio, è avvenuto con le stesse modalità: un passaggio formale, ma senza l’adempimento obbligatorio della gara pubblica. Chi amministra oggi sembra non vedere — o fingere di non vedere — che la situazione presenta analogie inquietanti con quella lodigiana. Nel frattempo, Aprica continua a gestire il servizio. Oltre a un’interrogazione, forse sarebbe più opportuno presentare un esposto. I riferimenti normativi non mancano: il Decreto Legge 179/2012. Secondo la legge, la gestione da parte di una società privata sarebbe dovuta cessare già il 31 dicembre 2018. Una scadenza ignorata da oltre sei anni, data della prima operazione di cessione dei servizi di pubblica utilità.
LGH, A2A e un passato che ritorna
Le radici del problema affondano nella cessione delle quote di LGH ad A2A, avvenuta nel 2016. Un’operazione su cui, ancora oggi, la magistratura contabile non ha espresso una parola definitiva, nonostante due sentenze del TAR e il parere dell’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione), che l’avevano già bollata come illegittima. Il parere dell’ANAC ha aperto la strada a nuove indagini su un’altra vicenda parallela: la fusione tra AeB (Azienda Energetica Brianzola) e A2A, avvenuta anch’essa senza gara. Stavolta, la Corte dei Conti è intervenuta, fissando un’udienza per il prossimo 12 marzo, ipotizzando un danno erariale di circa 40 milioni di euro.
Il paradosso? Proprio il caso LGH, finora rimasto impunito, è stato preso come precedente legittimante per l’operazione su AeB. Una catena di effetti che rischia di amplificare gli impatti economici e politici di scelte compiute anni fa.
E le responsabilità politiche?
Il nodo politico è chiaro: per anni, amministrazioni guidate dal Partito Democratico (Crema - Bonaldi, Cremona - Galimberti, Lodi - Uggetti e Pavia - Depaoli) hanno sostenuto l’ingresso di A2A in LGH e l’intero disegno di aggregazione. A Lodi oggi si revoca, ma ci si guarda bene dal chiedere conto a chi ha costruito il sistema. Un dubbio resta: l’attuale sindaco di Lodi chiederà i danni ai suoi predecessori, colleghi di partito? E a Cremona si continuerà a far finta di niente?
Intanto, Linea Group Holding ha cessato le proprie attività da circa quattro anni, ma la magistratura non si è ancora espressa definitivamente sulla cessione delle quote. I cittadini restano in attesa.
Una sentenza europea che fa chiarezza
Chi oggi chiede se esistano pareri giuridici sull’obbligo di gara può fare riferimento alla sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (causa C-719/20), emessa il 12 maggio 2022. La Corte ha stabilito con chiarezza che il trasferimento a soggetti privati di servizi precedentemente affidati senza gara a soggetti in house è illegittimo. Altro che interpretazioni.
Quando il dissenso costava caro
Chi denunciava queste anomalie già nel 2016 spesso lo faceva in solitudine. A Crema, chi criticava la fusione LGH-A2A e inviava esposti (i grillini) veniva bollato dalla sindaca di allora come “adolescenti velleitari”, “incompetenti”, “autori di sceneggiature fantasy”. Oggi, tra pareri ANAC, sentenze del TAR, udienze in Corte dei Conti e nuove inchieste, quelle critiche appaiono tutt’altro che infantili. E qualcuno, almeno tra le fila degli amministratori, dovrebbe iniziare a chiedere scusa.
Rifiuti, fusioni, danni: cosa resta nell’ombra
Quante altre operazioni simili, tra società pubbliche e multiutility, restano ancora senza gara, senza trasparenza e senza controlli? Quanti affidamenti diretti sopravvivono sotto l’ombrello di una politica silente? E chi paga, davvero, quando lo Stato si pronuncia tardi — o non si pronuncia affatto? E cosa ne pensate di quegli amministratori pubblici che ignorano l’ANAC, magari causano danni erariali e vengono premiati con ruoli politici sempre più importanti?
Marco Degli Angeli
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Gualtiero Nicolini
15 giugno 2025 06:53
Alla luce degli aumenti elevati e a quanto riportato nell'articolo invece della inutile interrogazione perché non presentano un esposto.in.Procura ? Basta con questi comportamenti antigiuridici di chi si ritiene al di sopra delle norme vigenti ! oppure è solo per fare bella figura con i cittadini ma non si vuole danneggiare veramente i " nemici " ?